Incendio a Portonovo, indagini a tutto campo. La verità dalle spycam, acquisite dai carabinieri ore di riprese

L’area del rogo è sotto sequestro per le indagini in corso
ANCONA - Un cielo plumbeo sovrasta la prima domenica di mare e di lacrime a Portonovo, ferita dal maxi rogo che ha devastato SpiaggiaBonetti, lo chalet più trendy della...

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ANCONA - Un cielo plumbeo sovrasta la prima domenica di mare e di lacrime a Portonovo, ferita dal maxi rogo che ha devastato SpiaggiaBonetti, lo chalet più trendy della baia. Ora è un’attrazione al contrario, immortalata dagli scatti dei curiosi: una montagna di cenere cinta da nastri biancorossi e da cartelli che segnalano il sequestro giudiziario. Una delle più ambite mete estive dei giovani è oggetto di un’inchiesta che ha mosso i primi passi e non si preannuncia di rapida risoluzione. 


 
Le cause 
I carabinieri del Norm, guidati dal comandante Vittorio Tommaso De Lisa, coadiuvati dai colleghi della stazione del Poggio, indagano a 360 gradi senza escludere nulla: dalle cause accidentali al dolo, ogni ipotesi è aperta, in attesa che gli accertamenti suggeriscano quale direzione prendere. Dopo il sopralluogo dei militari del Nucleo investigativo e della Scientifica, che hanno raccolto parte del materiale bruciato per le analisi di laboratorio e hanno interrogato il titolare, Paolo Bonetti, i suoi familiari e i dipendenti, ma anche alcuni pescatori, ora si attende la relazione dei vigili del fuoco, arrivati, però, quando l’incendio aveva ormai distrutto lo stabilimento balneare. La prima richiesta di soccorso alla centrale operativa del 115, infatti, è arrivata alle 6,36 di sabato mattina, troppo tardi per sperare di intervenire in tempo. È come se sulla baia fosse caduta una bomba: di fronte a quello scenario di guerra, in cui è sopravvissuto ben poco, sarà difficile, se non impossibile, accertare una precisa causa dell’incendio, che è stato così potente e prolungato da devastare tutto.

L’orario 

Secondo gli investigatori, infatti, il rogo sarebbe divampato ben prima delle 5 del mattino, come invece si supponeva in un primo momento: a quell’ora un pescatore di passaggio nella baia aveva raccontato di non essersi accorto di nulla, mentre altri suoi colleghi avevano spiegato di aver visto del fumo innalzarsi dallo chalet. Il danno è stato così ingente perché, ne sono convinti gli inquirenti coordinati dal pm Marco Pucilli, l’incendio si è propagato per ore: potrebbe essere scoppiato attorno all’una, in ogni caso dopo la mezzanotte perché quello è l’orario in cui il personale del vicino ristorante Giacchetti ha chiuso il locale sabato sera, senza segnalare nulla di strano. E allora, in mancanza di testimoni, rilievi tecnico-scientifici certi o sospetti particolari - Bonetti e la sua famiglia hanno assicurato di non aver ricevuto minacce o avvertimenti né di essersi fatti dei nemici - gli investigatori puntano tutto sulle telecamere: non quelle dello chalet carbonizzato (si sono liquefatte a causa del calore, così come dischi e memorie), ma quelle degli stabilimenti limitrofi, come lo stesso ristorante Giacchetti e uno dei locali che si trova in piazzetta. Sono già state acquisite ore e ore di registrazioni da almeno tre punti di osservazione diversi e si stanno scandagliando i filmati per individuare qualsiasi movimento sospetto e rintracciare qualunque veicolo che possa essere transitato nella baia in quella maledetta notte di sabato. Ammesso e non concesso che dietro quest’inferno ci sia la mano di qualcuno e non sia una drammatica fatalità.
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Corriere Adriatico