Impiegati di Whirlpool, il destino resta incerto: «Diteci che fine faremo»

Impiegati di Whirlpool, il destino resta incerto: «Diteci che fine faremo»
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FABRIANO -  «C’è una forte attenzione mediatica sul rischio di chiusura o vendita dello stabilimento di Napoli, ma anche il destino occupazionale degli impiegati di Fabriano è molto incerto». La vertenza è quella di Whirlpool, con la Rsu di Fim, Fiom e Uilm che lanciano un appello sia alla multinazionale statunitense sia alle istituzioni, affinché la questione dei colletti bianchi venga affrontata l’11 luglio al vertice al ministero dello Sviluppo economico.


 


«L’accordo del 2015 – spiegano i sindacati – conferma la presenza in Italia di tutte le figure professionali impiegatizie, non solo di una partee. E nell’accordo dell’ottobre 2018 è chiaro il principio per il quale tali posizioni lavorative devono rimanere nello stesso luogo in cui erano presenti al momento della firma dell’accordo. Anche in questo caso, Whirlpool ha il dovere di onorare quanto sottoscritto con i rappresentanti dei lavoratori e le istituzioni». A Fabriano, le posizioni impiegatizie sono circa 600 e, secondo le parti sociali, non devono essere messe in discussione, né devono essere lasciate sul nostro territorio soltanto le funzioni secondarie, non strategiche. «Le ultime mosse di Whirlpool – osservano le Rsu – sono state poco confortanti, visto che, nei primi mesi del 2019, oltre 50 impiegati hanno già perso il proprio ruolo in azienda, in aggiunta ai tanti che sono in ammortizzatore sociale al massimo utilizzo, a causa dei processi di delocalizzazione delle funzioni impiegatizie, non sicuramente secondarie, in Polonia, Inghilterra e Russia. Processo di delocalizzazione che non è contemplato dagli accordi». Di qui, la richiesta di Fim, Fiom e Uilm «che al tavolo ministeriale – affermano – sia confermato quanto previsto nell’accordo del 25 ottobre scorso: il mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali in tutti i siti (incluso Napoli), lo stabilimento di Melano come unico produttore dei piani cottura dell’area Emea e il ruolo centrale delle sedi impiegatizie di Fabriano e Pero, con stop dell’emorragia di funzioni verso l’estero e l’apertura di una discussione per invertire la tendenza».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico