FABRIANO - I residenti diminuiscono ancora. Entro l’anno prossimo si rischia di scendere sotto ai 30mila abitanti. Al 31 dicembre 2019, l’ufficio Anagrafe del Comune...
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Nel 2018 erano stati 213 (42 in più) i bebè registrati in Comune. A gran parte di queste mamma che hanno partorito è stata tolta la possibilità di dare alla luce il proprio figlio a Fabriano.
Di questi 171 nati, gran parte dei genitori hanno scelto l’ospedale di Branca-Gubbio, in Umbria (o Foligno o Perugia) e solo in 30 l’Urbani di Jesi. Nel 2019 sono morti 387 residenti, l’anno prima 338. Capitolo a parte l’immigrazione. Gli stranieri sono 3.086. Di questi 1.336 sono femmine, 1.750 sono maschi. L’etnia più rappresentativa è la romena. Da un primo calcolo anche nel 2019 gli emigrati sono più degli immigrati. Aumenta, quindi, il numero di coloro che decidono di tentar fortuna altrove. In questo gruppo ci sono anche fabrianesi d’importazione che, una volta ottenuta la pensione o la cassa integrazione o licenziati per colpa della crisi, sono tornati nella terra natale. Tanti, ad esempio, sono quelli arrivati a Fabriano, negli anni d’oro, per lavorare come operai nelle fabbriche Merloni.
I centenari sono 7, di cui 6 donne. C’è il record di un uomo di Serradica che con i 106 anni è uno dei più vecchi di tutte le Marche. Il resto è storia. Nel 2002, la popolazione residente a Fabriano era pari a 30.297, un costante incremento che ha portato il superamento dei 31mila abitanti nel 2006: 31.061 e, addirittura, dei 32mila abitanti nel 2011: 32.056. Il picco nel 2012, 32.125, quando la crisi economica era già in atto da oltre tre anni, ma gli ammortizzatori sociali erano nel pieno del lavoro.
Da allora solo dati negativi fino all’attuale conteggio dell’Anagrafe che parla di 30.204 residenti. In questi giorni, intanto, l’ufficiale Anagrafe, è al lavoro sulla banca dati nazionale. L’ufficiale di Stato civile sta fornendo informazioni sulle “Disposizioni anticipate di trattamento” (Dat). Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, infatti, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può recarsi negli uffici per esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico