In fuga dalle bombe di Kiev, è malato di tumore: Nicolae sarà curato tra Torrette e Jesi

Il personale del Pronto soccorso del Carlo Urbani di Jesi
ANCONA - Stava combattendo per la sua vita, per veder crescere i suoi tre bambini e per regalare un futuro migliore alla moglie Veronica. Si era sottoposto a un delicato...

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ANCONA - Stava combattendo per la sua vita, per veder crescere i suoi tre bambini e per regalare un futuro migliore alla moglie Veronica. Si era sottoposto a un delicato intervento chirurgico all’ospedale di Kiev e sapeva che avrebbe dovuto fare delle cure e poi un altro intervento. Un calvario con il quale Nicolae Rusu, 29 anni, malato oncologico, stava lottando con grande coraggio finché i bombardamenti non hanno costretto a evacuare l’ospedale.

 

E’ iniziato qui il viaggio della speranza di questo giovane papà moldavo, che oggi - grazie alla sensibilità di Sandra Governatori, storica amministrativa della Asur di Jesi - è arrivato a Jesi e può curarsi. La sua storia, in cui il dolore della malattia si intreccia con la disperazione della guerra in Ucraina, è quella di tante altre persone costrette a scappare. «Conoscevo sua zia – racconta Sandra Governatori –, mi disse di questo nipote malato oncologico che era ricoverato all’ospedale di Kiev. E quando i russi hanno sganciato le bombe, l’ospedale è stato evacuato». Nicolae, già provato nel morale e nel fisico, ha trascinato i suoi 47 kg di coraggio fino alla prima fermata del bus. Ha atteso 8 ore al freddo prima che ne passasse di lì uno a riportarlo a casa. «La sua storia di sofferenza mi ha commosso – dice Sandra –, ho pensato solo che dovevo aiutarlo. Così mi sono attivata dapprima col dottor Càroli, il primario del Pronto soccorso. E’ una persona meravigliosa, mi ha assicurato che una volta arrivato qui, avrebbe avuto le cure necessarie. Con i pochi soldi raccolti, circa 5.000 euro che familiari e amici avevano messo insieme per farlo operare a Kiev, Nicolae e sua moglie Veronica sono riusciti a venire in Italia». Ma hanno pagato un prezzo molto più alto. In Moldavia hanno dovuto lasciare i loro tre figli: il più piccolo, di 1 anno e mezzo, in affidamento a una coppia di amici e gli altri due di 6 e 10 anni, ad altri familiari. «Io e il mio compagno ci siamo offerti di ospitare Nicolae e sua moglie gratuitamente in un appartamento a Monsano. E’ arrivato domenica, dopo 20 ore di viaggio e 10 di attesa al confine con la Romania». Una volta all’ospedale di Jesi, è stato sottoposto a Tac e al tampone, risultato positivo ma asintomatico: ora Nicolae si trova nella casa a Monsano in isolamento. Appena si negativizzerà dovrà iniziare la chemioterapia all’Oncologia di Jesi e la Radioterapia all’Oncologia di Torrette. «I medici dicono che ci sono ottime speranze – conclude Sandra – io continuerò ad aiutarlo per tutto quello che potrò. Nicolae potrebbe essere mio figlio…. Mi sento di ringraziare il dottor Mario Caròli e la sua équipe, la dottoressa Angela Maurizi e la Chirurgia di Jesi, il primario dell’Oncologia dottor Mobin Safi: un grazie infinito a tutti».

 

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Corriere Adriatico