SENIGALLIA - Dal Lazio alle Marche: sono arrivati ieri i 30 migranti del Cara di Castelnuovo di Porto, secondo centro di accoglienza richiedenti asilo più grande...
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L’albergo dall’esterno non lascia in nessun modo pensare, fatta eccezione per la presenza degli extracomunitari, che la struttura sia accreditata alla Prefettura per le finalità umanitarie, trattandosi di un hotel che era molto attivo specie negli anni ’70-’80, uno dei tanti punti di riferimento del turismo della costa senigalliese. In realtà, all’Hotel Lori gli ospiti erano ben più di quattro. Almeno 18 quelli che, da un’attenta occhiata esterna, si potevano contare attraverso le vetrate della struttura. Gli stranieri, tutti giovani uomini, stazionavano negli spazi comuni, la maggior parte nella hall dell’albergo sistemati accanto ai termosifoni intenti a chiacchierare, altri impegnati con gli smartphone a giocare o telefonare. E i più indomiti avevano da fare con la moda del momento, il selfie a maniche corte all’esterno della struttura. Altri, almeno sei-sette, assiepati sulle panche negli spazi che un tempo erano destinati al ristorante dell’hotel Lori impegnati, forse, a porsi sempre le stesse domande con le stesse risposte. Ieri, con i migranti sono anche arrivate le prime polemiche da parte dei residenti della zona, che sono venuti a conoscenza della questione dai tg e dai giornali. «Assistiamo ormai costantemente a questa processione di gente dall’aria sempre più smarrita in cerca di fortuna nel nostro Paese - dice una coppia di residenti - ma non siamo certi che ne troveranno per i tempi che corrono».
«So che il sindaco Mangialardi non è stato avvisato dell’arrivo di questi migranti a Senigallia - dice una signora - l’ho letto sul giornale stamattina. Ma quindi, chi decide quanto potranno rimanere e dove poi andranno? Finché sono pochi va bene, ma qui ogni giorno aumentano». Lo stesso sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, sulla questione era intervenuto sottolineando come la situazione stia diventando «imbarazzante, se chiude un Centro d’accoglienza in provincia di Roma poi si riempiono gli altri? Non è questa la modalità per condurre le cose. Sono molto preoccupato – non nasconde il presidente Anci – un conto è il percepito, un conto è il reale. Se ora si saturano i Cas è tutto più complicato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico