Sigaretta spenta sulla mano della ex «Devi essere solo mia». Stalker preso

Sigaretta spenta sulla mano della ex «Devi essere solo mia». Stalker preso
FALCONARA - La bruciatura lasciata dalla sigaretta che le ha spento sul dorso della mano per lei era l’ennesima cicatrice lasciata dallo stalker, aggiunta alle mille che le...

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FALCONARA - La bruciatura lasciata dalla sigaretta che le ha spento sul dorso della mano per lei era l’ennesima cicatrice lasciata dallo stalker, aggiunta alle mille che le avevano graffiato l’anima; per lui un tatuaggio d’appartenenza. Quella donna doveva essere sua, anche se lei aveva deciso di troncare per sempre la love story. L’amore malato ha fatto precipitare nell’inferno di un pressing ossessivo una quarantenne di Ancona, ed entrare nel carcere di Montacuto il suo ex, tunisino di 45 anni. 


L’odissea per lei è durata fino a ieri pomeriggio, l’ultimo capitolo dell’ennesima storia di una relazione sentimentale virata nell’abisso di una persecuzione. Una pattuglia della tenenza dei carabinieri di Falconara, dopo una segnalazione arrivata al servizio “112”, è intervenuta in una paninoteca nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Falconara. Nel locale c’era l’anconetana di circa 40 anni, che si è sfogata, liberandosi dagli spettri della paura che da troppo tempo le svolazzavano nel cuore fino a soffocarla. Ai militari ha parlato del pressing dello stalker, un tunisino al quale era stata legata più di un anno fa e che mai aveva accettato la fine della liaison. Il magrebino nell’aprile scorso, era già stato colpito da ammonimento del Questore con divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da lei. Ma la sua ossessione era più forte di qualsiasi ordine. 


E ha continuato a farle sentire il fiato sul collo, fino a togliere il respiro: è riuscito a isolarla da ogni tipo di relazione affettiva, rimarcandone il possesso con gesti brutali ed intimidatori: fino a spingere una cicca di sigaretta sul dorso della mano per legarla per sempre a lui. I carabinieri lo hanno preso in flagranza e lo hanno arrestato per atti persecutori, delitto più comunemente conosciuto come “stalking”. Come un invasato il tunisino continuava a minacciare, anche davanti alle divise, aggravando ulteriormente la sua posizione. Forse il carcere gli servirà a rinsavire, impresa finora che non è riuscita a nessuno. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico