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FABRIANO - Si rafforza lo stato di agitazione dei dipendenti di Elica. E adesso è pronto un pacchetto di 16 ore di sciopero per tutto il gruppo, che testimonia la fermezza con cui Fim, Fiom e Uilm si oppongono al piano di riorganizzazione annunciato dal management aziendale alla fine di marzo.
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Un piano che è già stato definito malvagio, se solo si considera che prevede ben 409 esuberi sui 560 lavoratori complessivi degli stabilimenti di Cerreto d’Esi e Matelica, il trasferimento del 70% delle produzioni italiane all’estero, la chiusura del sito cerretese e di interi reparti dell’impianto di Mergo.
Dopo aver incontrato i sindacati, il governatore Francesco Acquaroli lunedì prossimo, alle 13, avrà un confronto con l’azienda. Ed è proprio in concomitanza con questo vertice che le organizzazioni sindacali potrebbero far scattare le prime ore di sciopero, coordinate dalle Rsu delle singole fabbriche di Cerreto d’Esi, Mergo e Castelfidardo. «Il Governo, i sindaci dell’area montana e la Regione Marche hanno già espresso palesemente contrarietà al piano di Elica, chiedendone il ritiro – osservano i sindacati – ma, nel contempo, assistiamo al silenzio assordante dell’azienda, che continua a portare avanti il progetto in maniera unilaterale. Negli stabilimenti il clima è pesante, a causa sia del piano di riorganizzazione sia delle azioni che Elica sta mettendo in campo per creare ulteriori paure e contrapposizioni tra i dipendenti. Siamo in presenza di una vera e propria bomba sociale che può esplodere all’interno delle fabbriche o anche fuori di esse».
Di qui, la necessità di un altro intervento da parte del ministero dello Sviluppo economico. «Urge programmare in fretta un nuovo confronto al Mise – dicono Fim, Fiom e Uilm – per cercare di dare un seguito alla riunione svoltasi il 3 maggio scorso, fermo restando che Elica non ha ancora voluto avviare una discussione degna di questo nome. Bisogna impegnarsi per mantenere il lavoro sul territorio».
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Corriere Adriatico