Vertenza Elica, i lavoratori a colloquio con il prefetto: «L’azienda fa profitti, tenga qui il lavoro»

Vertenza Elica, i lavoratori a colloquio con il prefetto: «L’azienda fa profitti, tenga qui il lavoro»
FABRIANO -  Lavoratori e sindacati coinvolgono il prefetto Darco Pellos sulla delicata vertenza Elica. L’obiettivo, a ben vedere, è duplice: spingere sul...

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FABRIANO -  Lavoratori e sindacati coinvolgono il prefetto Darco Pellos sulla delicata vertenza Elica. L’obiettivo, a ben vedere, è duplice: spingere sul Governo, perché si adoperi per riconvocare al più presto il tavolo al ministero dello Sviluppo economico, e fare pressione sull’azienda, affinchè si sforzi ulteriormente per arrivare a un accordo che possa garantire volumi produttivi e livelli occupazionali consistenti negli stabilimenti italiani. 

 


Ieri mattina, dalle 10 alle 11,30, una trentina di dipendenti di Elica e i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm hanno allestito un presidio ad Ancona, davanti al palazzo del Governo, a testimonianza dello stato di agitazione che da tempo sta caratterizzando gli impianti di Cerreto d’Esi e Mergo. Nel corso dell’iniziativa, una delegazione composta da tre esponenti della Rsu di fabbrica è stata ricevuta dal prefetto Pellos, al quale è stato esposta la difficile situazione che stanno vivendo le maestranze dal 31 marzo scorso, ossia dall’annuncio, da parte del management, del piano di riorganizzazione che prevede ben 409 esuberi sui 560 dipendenti totali, lo spostamento del 70% delle produzioni italiane all’estero e la chiusura del sito cerretese e di interi reparti di quello di Mergo.

Piano che, va detto, nei mesi scorsi è stato sospeso, al fine di raggiungere un’intesa su un nuovo progetto, ma finora senza risultati concreti, eccezion fatta per alcuni passi avanti dell’azienda, che però le organizzazioni sindacali ritengono ancora insufficienti. «Elica ha attualmente un carico di lavoro importante e riesce ad avere margini di profitto come non era mai accaduto negli ultimi anni – spiegano Fim, Fiom e Uilm – per cui le iniziali ragioni aziendali del piano oggi vengono a mancare. Rimangono, invece, il numero impressionante di cappe che sarà oggetto di delocalizzazione (oltre un milione, causando 409 esuberi) e la portata di investimenti previsti, approvati e in essere sul plant polacco».

Per i sindacati, «la sospensione del piano è stata fondamentale ed ora si sta discutendo di far diventare il territorio di Fabriano il reale centro di produzione di tutto l’alto di gamma, attraverso operazioni di reshoring e lo sviluppo futuro di tali tipologie. Serve, però, uno sforzo ulteriore da parte di Elica». Di qui, la necessità di riaprire il confronto. «Chiediamo con forza all’azienda – è l’appello delle parti sociali – di tornare al tavolo ministeriale con del lavoro certo, aggiuntivo e qualificato per le fabbriche italiane, che dia credibilità e sostenibilità in prospettiva a un progetto industriale da condividere e con un piano di investimenti che ne renda attuabile la costruzione». 


Ha partecipato al presidio anche Carlo Ciccioli, capogruppo regionale di FdI. «Questa nuova mobilitazione dei lavoratori di Elica – osserva Ciccioli – deve far riflettere il Governo. Si convochi subito una riunione del tavolo istituzionale al Mise, che permetta ad azienda e sindacati di trovare un accordo in grado di azzerare gli esuberi, anche grazie a strumenti idonei che possano garantire una sostenibilità produttiva alla multinazionale fabrianese». 

 

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Corriere Adriatico