Licenziamenti all’ex Jp Industries: saranno due settimane di passione

Licenziamenti all’ex Jp Industries: saranno due settimane di passione
FABRIANO  - Si prospettano due settimane molto importanti, per i 584 dipendenti della Indelfab (l’ex Jp Industries), dopo che la proprietà ha annunciato...

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FABRIANO  - Si prospettano due settimane molto importanti, per i 584 dipendenti della Indelfab (l’ex Jp Industries), dopo che la proprietà ha annunciato l’apertura della procedura di mobilità collettiva. La situazione è estremamente preoccupante sia per il futuro dell’azienda (è appena il caso di ricordare che poco più di tre settimane fa l’ex Jp Industries era stata messa in liquidazione) sia (anzi, soprattutto) per quanto concerne il sostegno economico per i lavoratori. In merito alla prima questione, dal momento dell’avvio della procedura di mobilità, ci sono 75 giorni di tempo per individuare delle soluzioni.

 

Ci sarà prima un confronto a livello sindacale, poi ci si sposterà a livello istituzionale. Ed è altamente probabile che il confronto avvenga con il ministero dello Sviluppo economico, anziché con la Regione Marche, poiché in questa circostanza sono coinvolte due regioni (oltre ai due stabilimenti fabrianesi di Santa Maria e del Maragone, che contano 305 addetti, Indelfab controlla pure l’impianto umbro di Gaifana, dove sono impegnate 279 persone). L’obiettivo sarà quello di verificare la possibilità di una soluzione sul territorio. «Bisognerà capire se ci sono margini per una reindustrializzazione, magari tramite un partner – osserva Giampiero Santoni (Fim) – anche tenendo conto che gli incentivi da utilizzare non mancano. Certo è che la situazione resta assolutamente complicata».


Tuttavia, la preoccupazione maggiore, almeno in questo frangente, è comprendere come si potrà garantire un sostegno economico ai lavoratori dopo il 7 settembre, poiché il 6 settembre scade la cassa Covid. Indelfab non sarebbe intenzionata a chiederne la proroga, perché l’attività produttiva non è ripresa, ma per le parti sociali l’operazione sarebbe fattibile, poiché il decreto di agosto non specifica nulla in merito. Se non verrà aperta la cassa Covid, potrebbero aprirsi diversi scenari. Innanzitutto, che tutto vada a carico della Indelfab. Oppure, se si accelerassero notevolmente i tempi per un confronto con il ministero del Lavoro, si potrebbe accedere alla cassa integrazione per cessazione attività. Inoltre, qualora l’azienda presentasse il concordato (una mossa del genere era stata ipotizzata proprio dalla proprietà), non ci sarebbero i licenziamenti e tutto andrebbe in mano ai commissari.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico