Indelfab, altri sei mesi di cassa integrazione. I sindacati incalzano: «Ora un progetto»

Indelfab, altri sei mesi di cassa integrazione. I sindacati incalzano: «Ora un progetto»
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FABRIANO -  Ufficiale la proroga della cassa integrazione per cessazione attività per altri sei mesi per i dipendenti della Indelfab fallita nei mesi scorsi (si tratta della ex Jp Industries, che a suo tempo aveva acquisito la Ardo, asset del bianco della Antonio Merloni), i quali potranno ancora contare sull’ammortizzatore sociale fino al 15 maggio 2022.

 

All’esame congiunto, svoltosi ieri da remoto, oltre al ministero del Lavoro e ai sindacati di categoria territoriali, hanno partecipato anche rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico, delle Regioni Marche e Umbria e i curatori fallimentari. Ad usufruire della cassa (sarà il 14° anno di ammortizzatore sociale, dalla crisi del 2008), a partire dal 16 novembre prossimo, saranno 513 lavoratori, 258 dei quali degli stabilimenti fabrianesi (24 mpiegati e 234 operai) e 255 dell’impianto di Gaifana, nei pressi di Nocera Umbra (9 impiegati e 246 operai). 

Nel complesso, si sono rispettati i tempi prefissati (la cassa integrazione attuale, infatti, scade il 15 novembre), ma adesso è fondamentale guardare avanti per dare prospettive all’azienda e, soprattutto, a un comprensorio martoriato da una crisi mai vissuta in precedenza. «La sottoscrizione del verbale – sottolineano le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm di Ancona e Perugia – è in piena coerenza con gli impegni che erano stati assunti negli incontri precedenti e, quindi, viene ribadita la complessità e la strategicità di questa vertenza. E tutte le istituzioni presenti, dietro nostre continue sollecitazioni, si sono impegnate ad attivare ogni percorso utile per la tutela del patrimonio industriale che la Indelfab rappresenta sui territori coinvolti, al fine di preservare le professionalità e salvaguardare i livelli occupazionali in aree già colpite pesantemente da un lungo periodo di crisi». 


Le organizzazioni sindacali, pertanto, si rivolgono alle istituzioni ai massimi livelli (Mise e Regione Marche, tanto per capirci), ribadendo con chiarezza che «sarà necessario continuare con i piani delle politiche attive e individuare pure strumenti di supporto agli investimenti, che potrebbero agevolare anche più progetti di reindustrializzazione» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico