FABRIANO - Migliaia di foto hot in cui apparivano ragazzine delle province di Ancona e Macerata nude o in lingerie. Video di sesso saffico con le stesse minorenni. Giovanissime...
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Pesantissime le accuse nei loro confronti: produzione e detenzione di materiale pedopornografico, induzione alla prostituzione minorile, atti sessuali con minori e, nel caso del giovane residente nel Maceratese, anche violenza sessuale con l’aggravante di aver abusato della condizione di inferiorità psichica indotta dall’abuso di sostanze alcoliche. Un rapporto sessuale che è stato anche filmato.
Altre cinque persone risultano indagate nell’inchiesta, avviata nel settembre del 2017, su segnalazione della madre e del padre di una vittima. Il sospetto è che dietro al giro di immagini e video a luci rosse tra i sette indagati ci sia anche il versamento di denaro in cambio delle foto. Le indagini sono in corso e hanno avuto un sussulto dopo che, un anno fa circa, l’anziano ora ai domiciliari, è stato sorpreso, nel corso di un controllo, con una ragazzina anche se non in atteggiamenti sospetti.
All’origine dell’inchiesta, c’è stato il coraggio di una famiglia che risiede nel comprensorio fabrianese. Dapprima, la mamma: che si è accorta del cambiamento che ha vissuto la figlia. Non solo nel tempo trascorso a chattare con il telefonino - comportamento di tutti i teenager - quanto nella insolita disponibilità di denaro. Non poteva certo immaginare che cosa ci fosse dietro quando il marito si è recato nella stazione dei carabinieri presentando la denuncia. I carabinieri della compagnia, guidati dal maggiore Mirko Boccolini, hanno sequestrato il telefonino e dato il via alle indagini. È stato un lungo lavoro, condotto sia sul versante informatico, controllando le chat, le cronologie, le memorie in cui si conservano le foto; sia con i metodi tradizionali di osservazione e pedinamento. L’attenzione degli investigatori si è così focalizzata su sette persone, residenti tra le due province. È scattato un blitz che ha permesso di acquisire pc, tablet, cellulari e macchine fotografiche degli indagati. In particolare, sono emerse le figure di due fotografi, che pur essendo promotori di questo giro di immagini del tutto analogo, di fatto operavano in maniera disgiunta e senza collegamento.
I due erano soliti avvicinare le prede presentandosi quali talent scout e proponendo la realizzazione di servizi fotografici da presentare ad agenzie di modelle o simili. Carpita la buonafede delle ragazze proponevano loro dapprima scatti in abiti succinti e in biancheria intima, poi altri nude, fino ad arrivare a filmare scene di sesso saffico. Tutto in cambio di somme di denaro: da semplici ricariche telefoniche fino a qualche centinaio di euro, pranzi offerti al ristorante o piccoli doni, solitamente biancheria intima. I due non si sono fermati nemmeno di fronte ai sequestri: da qui la richiesta del pm di misure cautelari che il gip ha ritenuto di concedere nella misura dei domiciliari, che è stata eseguita. A breve gli interrogatori di garanzia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico