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FABRIANO - Litigavano ferocemente tra le mura domestiche, soprattutto per motivi economici. E lui, esasperato e con uno stipendio da operaio, sarebbe arrivato più volte a dirle: «Se non ti sta bene, allora vattene via. Vattene da casa». Le urla provenienti dal primo piano di via Castelli 56 avrebbero più volte, almeno nell’ultimo periodo, attirato l’attenzione dei vicini di Fausto Baldoni e della compagna Alessandra Galea.
Litigi continui, forse dettati da una relazione ormai al capolinea, intrisa di affetto ma anche di disperazione. Perché il 60enne, trovato morto sabato sera, aveva più volte confidato ai familiari di avere paura di Alessandra, 50enne disoccupata e con un passato da stilista. Ma, d’altra parte, non ha mai trovato il coraggio di troncare il legame. «E se la mando via, poi dove va? Non sa dove stare» avrebbe detto lui ai suoi cari.
I prestiti
La tenerezza che lui provava nei confronti della donna che è la principale sospettata del suo omicidio (è in carcere in stato di fermo) l’avrebbe portato addirittura a indebitarsi e a chiedere prestiti.
Il ritrovamento
La certezza è che l’operaio è stato trovato in una pozza di sangue lungo il corridoio che conduce alla camera da letto. Ha ricevuto almeno due colpi, scagliati con una abat jour: alla testa e al volto. Non aveva i vestiti addosso: solo biancheria intima. Questo può voler dire due cose: che l’omicidio risale al momento poco dopo la sveglia, oppure prima che lui potesse vestirsi per andare a Scheggia. La Galea sarebbe stata vista uscire dal palazzo in tarda mattina con l’auto. È stata fuori almeno fino alle 20, quando è tornata in via Castelli: «Ma davvero è morto il signor Baldoni?» avrebbe detto. La sua versione dei fatti e il racconto della giornata non hanno convinto i carabinieri. Per questo, e per altri indizi, è scattato il fermo.
La difesa
«Si è difesa, non voleva uccidere o fare male». È per ora la versione difensiva della 50enne, assistita dall’avvocato Franco Libori. Questa mattina, alle 10, ci sarà al carcere di Villa Fastiggi l’udienza per la convalida del fermo, davanti al gip Sonia Piermartini: la Galea (sorella gemella di Consuelo, che nel 2014 uccise la madre con il calcio di un mitragliatore da soft air) potrà decidere se parlare oppure no. Non risulterebbero diagnosi di natura psichiatrica o segnalazioni al Csm. Stando ai familiari della vittima, la donna aveva subito due Tso dopo la morte della mamma. Prematuro, in questa fase, parlare dell’ipotesi di una perizia psichiatrica. In mattinata è attesa anche l’autopsia sul corpo dell’operaio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico