"Direi che adesso può bastare" L'addio di Luciano alla vita

Luciano Berti
ANCONA - Si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia, chiuso in auto, con lo sguardo rivolto all’orizzonte di Portonovo e, in mano, una bottiglia del suo vino...

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ANCONA - Si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia, chiuso in auto, con lo sguardo rivolto all’orizzonte di Portonovo e, in mano, una bottiglia del suo vino preferito. Fuori, il buio più cupo, lo stesso che pervadeva da tempo la sua anima. Aveva annunciato il gesto su Facebook. “Direi che adesso può bastare”.








Erano le 20,14. Mezz’ora dopo si è ucciso con la sua pistola calibro 7,65, regolarmente denunciata, Luciano Berti, 65 anni, conosciutissimo ad Ancona. Era titolare del wine bar Morsi & Sorsi in via Trieste: il sogno di una vita, lui che era un grande intenditore di vini. In passato era stato rappresentante prima della Garofoli, poi della Monteschiavo. Quindi, aveva deciso di aprire un’enoteca dove, poche ore prima del suicidio, si era presentato per consegnare un regalo di compleanno a un dipendente. A trovarlo senza vita nella sua Volkswagen grigia in sosta nel parcheggio “del grano” (dove in estate c’è il baracchino di cocomeri), lungo la strada del Conero, a 200 metri dal bivio per Portonovo, è stata una coppia di amici accorsa dopo aver ricevuto messaggi preoccupanti.

Da tempo era caduto in una profonda depressione a causa di problemi personali, che però tendeva a mascherare con il suo atteggiamento goliardico e scherzoso. Ma quando all’amica ha scritto dove si trovava con un Sms allarmante (“Sono stanco di lottare con questo mondo infame”), lei è accorsa sul posto insieme al marito. Alla polizia, giunta nel parcheggio insieme a un’ambulanza del 118, ha raccontato di aver parlato con Luciano appoggiata al finestrino. Sull’altro sedile ha notato una bottiglia di vino vuota. “Diceva di star male, di essere stanco di vivere - dice la donna -. Sono stata dieci minuti a parlare con lui. Gli ho detto: Lucio, certe cose non devi neanche pensarle. Ti vogliamo tutti un mondo di bene. L’ho convinto a venire a cena a casa nostra. Io e mio marito siamo saliti in auto per tornare verso Ancona, ma ci siamo accorti che alla prima curva lui non c’era”.

Sono tornati indietro e Luciano era ancora in auto. L’hanno trovato riverso sul volante in un lago di sangue. Si era appena sparato alla tempia destra. Hanno chiamato i soccorsi, ma non c’è stato nulla da fare. Luciano è morto sul colpo. Lascia la moglie Rita Castellucci, la sorella Marina e i nipoti. E lascia anche tanti amici che con lui hanno condiviso momenti indimenticabili. Molto conosciuto non solo a Pietralacroce, dove viveva, era assiduo frequentatore dell’osteria Strabacco di Danilo Tornifoglia e del socio Paolo Bonetti, suoi amici fraterni. Si sedeva sempre al tavolo 4 insieme agli amici di una vita. Tutti lo ricordano come un uomo generoso, onesto e buono. Ma da qualche mese era caduto in un tunnel di depressione e su Facebook mandava messaggi preoccupanti. “Vorrei augurare tutto il bene del mondo a tutti, a chi mi vuole bene e a chi non me ne vuole”, aveva postato alle 19,45. E ancora, l’altra sera: “In tutta la mia vita ho sempre avuto paura di perdere le persone che amo. A volte mi chiedo, c’è qualcuno là fuori che ha paura di perdere me?”.





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