Delitto di Cerreto, il braccialetto del killer ai raggi X: dal gps alla rete, le falle del sistema

CERRETO D’ESI Se da una parte l’indagine sull’omicidio di Concetta Marruocco è sostanzialmente chiusa, con il marito Franco Panariello reo confesso fin...

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CERRETO D’ESI Se da una parte l’indagine sull’omicidio di Concetta Marruocco è sostanzialmente chiusa, con il marito Franco Panariello reo confesso fin dal primo interrogatorio, dall’altra rimane aperto uno scenario tutto da ricostruire. Ed è quello legato al periodo compreso tra la denuncia sporta dall’infermiera lo scorso marzo per maltrattamenti e il massacro avvenuto venerdì notte nella casa di via don Pietro Ciccolini. Sette mesi da ricostruire e su cui interrogarsi su cosa non abbia funzionato nel sistema di protezione della donna, uccisa nel suo letto da 40 fendenti scagliati con un coltello dalla lama di 15 centimetri. 

 


Le misure

All’operaio il gip aveva imposto il divieto di avvicinamento a moglie e figlia con una distanza limite di 200 metri e l’obbligo di allontanarsi dalla casa familiare, tanto da obbligarlo a trasferirsi a Cancelli di Fabriano. In più, il 55enne doveva portare il braccialetto elettronico. Quel dispositivo su cui la procura dovrà disporre i dovuti accertamenti per valutarne il corretto funzionamento, incrociare i dati sui tempi e sul gps. In un paio di occasioni il killer aveva segnalato delle anomalie, tanto che una volta era arrivato a visionare il dispositivo un tecnico. Oltretutto a Cancelli il segnale rete avrebbe preso poco. 

I telecomandi

Al braccialetto erano abbinati due telecomandi, uno per Concetta, l’altro per la figlia 16enne. Stando a una prima ipotesi, tutta da verificare, la notte del delitto avrebbe suonato un solo telecomando per avvertire del pericolo.

Ma è tutta la procedura legata al sistema del dispositivo che risulta essere macchinosa: quando scatta l’alert (perché si viola il divieto di avvicinamento) c’è prima una fase di pre allerta arriva alle forze dell’ordine, le quali si devono mettere in contatto con la vittima e l’indagato per verificare il potenziale rischio. Se questo è reale, allora c’è l’allarme vero e proprio, con la pattuglia dedicata che interviene. Un doppio passaggio dove ogni secondo è fondamentale. Quella tragica notte quell’alert è scattato quando ormai il killer era dentro casa pronto ad uccidere? È un sospetto, lo potrà dire solo un accertamento tecnico. 

In carcere

A Montacuto Panariello ha chiesto l’assistenza psicologica. A Fabriano era seguito dal Dipartimento di Salute Mentale. L’operaio, difeso dall’avvocato Ruggero Benvenuto, continua a chiedere dei tre figli. «Dopo la denuncia non ho più dormito e con quell’udienza di settembre (Concetta aveva raccontato i 20 anni di abusi subiti tra le mura domestiche, ndr) non sono stato più lucido» ha detto il 55enne al gip nell’udienza di convalida del fermo scattato per omicidio volontario pluriaggravato. Nell’ultimo periodo in casa uno dei figli aveva scoperto una corda: sospettando un gesto estremo del padre, l’aveva buttata via. 

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Corriere Adriatico