CUPRAMONTANA - Forse il piccolo Hamid è stato soffocato. Forse a provocare la morte del bambino macedone di 5 anni ucciso dal padre Besart Imeri giovedì scorso...
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All’autopsia, richiesta dal pm di Ancona Valentina Bavai per far luce sulle cause del decesso del bambino, hanno preso parte anche l’avvocato difensore di Besart Imeri, Raffaele Sebastianelli con il perito di parte, l’anatomopatologo Raffaello Sanchioni e l’ufficiale di Polizia giudiziaria (un militare del Reparto operativo dei carabinieri di Ancona) delegato dalla Procura. Non ci sarebbe una causa di morte accertata, almeno non in questa prima fase. Sono stati effettuati prelievi istologici per altri esami tossicologici al fine di escludere la presenza di patologie pregresse del bambino e che avrebbero potuto concorrere al decesso. Vi sono, secondo quanto emerso, i segni tipici dell’asfissia, ma per avere una conferma ufficiale si dovrà attendere il riscontro degli esami istologici. Dunque, restano ancora delle zone d’ombra.
Di certo non vi sarebbero segni esterni evidenti di violenza, per cui la confessione resa al gip dallo stesso Besart sullo strangolamento non troverebbe riscontro: non ci sono segni di lacci o fibbie stretti attorno al collo. Nemmeno tracce di uno strozzamento a mani nude, in quanto la pressione delle dita avrebbe prodotto ecchimosi (come invece era trapelato inizialmente). Magari il giovane padre macedone, 26 anni, ha usato una terminologia impropria, dettata dalla non conoscenza o dalla difficoltà linguistica, magari intendeva dire altro. Magari voleva dire che lo ha soffocato. In ogni caso resta l’orrore. Entro le prossime ore la salma del piccolino sarà restituita ai familiari, che potranno avviare le pratiche per la traslazione e riportare Hamid in Macedonia dove sarà sepolto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico