ANCONA - C’è chi si è limitato a uno sfogo sui social contro il mancato rispetto delle regole, chi ha comunicato tempestivamente alle forze dell’ordine...
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Molti sopralluoghi per verificare il rispetto del decreto “Io resto a casa” per contenere il Coronavirus sono scattati proprio dopo le segnalazioni di cittadini impegnati a tenere d’occhio chi, secondo loro, non stava rispettando le norme. Prima del decreto entrato in vigore il 12 marzo, quello della prima robusta stretta su esercizi commerciali e limitazioni negli spostamenti, «ricevevamo tantissime email e segnalazioni telefoniche», racconta Liliana Rovaldi, comandante della polizia locale di Ancona. «Le telefonate arrivavano soprattutto dai residenti che abitano nei pressi di aree verdi e parchi. Venivano segnalati giovani che si ritrovavano su una panchina, o persone che durante la passeggiata con il cane si fermavano a parlare con altre. O chi andava a correre non mantenendo la distanza di sicurezza. Siamo stati anche interpellati per negozi che, secondo chi aveva segnalato, non dovevano rimanere aperti perché non previsto dal decreto».
Le segnalazioni, a volte, hanno fatto scaturire situazioni tragicomiche. «Un giorno – ricorda la comandante - una donna ci aveva chiamato perché in un parco aveva visto un assembramento di ragazzini. È stata subito inviata una pattuglia, ma del gruppetto neanche l’ombra. La residente è stata richiamata per avere ulteriori informazioni e alla fine è venuto fuori che i giovani si erano ritrovati il giorno precedente». Ora, la situazione sembra essere diversa: «Gli anconetani sembrano aver capito che bisogna rimanere a casa. Vedere la città vuota dà un senso di tristezza e desolazione, ma d’altra parte vuol di dire che il messaggio di non uscire se non in casi di estrema necessità è stato recepito». Ma non mancano le eccezioni: ieri multa di 400 euro a un pedone fermato in via del Castellano dopo essere partito a piedi dalla zona degli Archi per una passeggiata. Maxi multa dopo l’ennesimo cambio del decreto. «Nessuno – afferma la comandante – si aspettava una situazione del genere e non si era preparati ad affrontarla. Ecco il motivo di tanti decreti: più ci si rende conto di quello che non va, più si aggiusta il tiro. Con i comandanti delle altre polizie locali della regione abbiamo fatto rete con un gruppo Whatsapp per rimanere costantemente in contatto durante l’emergenza e scambiarci informazioni. Ormai, siamo pronti a tutte le modifiche del mondo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico