La città in lutto per Franco Ceccacci, il pofessore con il sorriso ucciso dal Coronavirus

Falconara, la città in lutto per Franco Ceccacci, il pofessore con il sorriso ucciso dal Coronavirus
FALCONARA - Era il prof più amato per la dolcezza, la comprensione e il rapporto di rispetto e di stima con gli studenti. Le sue lezioni hanno cresciuto generazioni di...

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FALCONARA - Era il prof più amato per la dolcezza, la comprensione e il rapporto di rispetto e di stima con gli studenti. Le sue lezioni hanno cresciuto generazioni di giovani. Ma il Coronavirus è spietato: ha tolto il respiro a lui che con la voce non solo trasmetteva il sapere, ma accompagnava le liturgie domenicali nel coro della chiesa.


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Se n’è andato a 81 anni Franco Ceccacci, falconarese ma originario di Montemarciano, storico ex professore dell’Itis Volterra-Elia di Torrette. È uno dei martiri del Coronavirus, una delle oltre 600 vittime delle Marche. Il nemico invisibile non gli ha dato scampo: ricoverato da giorni a Torrette, ha smesso di lottare domenica in uno dei reparti speciali allestiti per la pandemia. Lascia la moglie Clara Catalani, i figli Laura e Paolo e due nipotini. Se n’è andato nella solitudine più totale perché questo maledetto virus nega il conforto di un’ultima carezza al proprio caro che sta morendo su un letto d’ospedale
 

«Non l’abbiamo potuto salutare e neanche organizzare un funerale dignitoso: è sconvolgente la dimensione di solitudine in cui tutto questo è avvenuto», dice l’avvocato Carlo Maria Pesaresi, presidente della Form, l’Orchestra Filarmonica delle Marche e genero del professor Ceccacci. Da anni in pensione, l’insegnante era molto amato dai suoi ex allievi del Volterra-Elia di Torrette: appassionato di storia e di scienza, stimolava la curiosità dei ragazzi e li invogliava allo studio. Un prof alla mano, semplice, comprensivo ma esigente. Un insegnante rispettato da tutti per la dolcezza e la straordinaria capacità comunicativa, un marito affettuoso e un nonno tenerissimo, profondamente legato alla famiglia e ai nipotini. Un uomo molto religioso, con l’amore per il canto: faceva parte del coro della chiesa del Rosario di Falconara, era sempre pronto a dare una mano nell’attività parrocchiale. «Abbiamo bevuto la miglior bottiglia e brindato a te che di vino non capivi nulla, ma eri più dolce della più dolce uva. Ciao Franco» è l’epitaffio vergato dal genero su Facebook. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico