CASTEFIDARDO - «Dalla sera alla mattina non ho più potuta vederla. Dalla struttura però continuavano a trapelare notizie sempre più sconfortanti. E sui...
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Piuttosto la gratitudine per chi continua ad occuparsi di sua zia che giusto pochi giorni fa, dopo settimane interminabili di totale isolamento, ha potuto riabbracciare virtualmente grazie ad una video-chiamata assistita. Era viva. Il racconto di Giulia (nome e grado di parentela di fantasia per tutelarne la privacy) è la fotografia del dramma vissuto da chi ha un familiare in una delle tante case di riposo d’Italia. Alla Mordini di Castelfidardo in poco più di due settimane sono morti 23 ospiti. Un numero impressionante che ha spinto la parente di una vittima, e poi il sindaco, a presentare esposti in Procura. «Prima dell’esposto siamo rimasti sospesi nell’indifferenza per giorni – racconta la donna - dalla casa di riposo dicevano che era tutto a posto. Ma con oltre 20 morti su 80 ospiti come potevamo stare tranquilli?». Le voci allarmanti si accavallavano: l’infermiere contagiato, la cucina dell’ospizio chiusa, l’avvicendamento di operatori. «Non avevo contatti con mia zia da settimane. Ero disperata, mi sono rivolta ad ogni autorità. Cercavo aiuto e non è arrivato. Non volevo che mi accadesse ciò che ha vissuto la parente di un altro ospite. Una chiamata per avvisare che aveva la febbre e l’ultima per dirle che il suo caro non c’era più». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico