ANCONA - Quando è tornata a casa dopo aver attraversato l’incubo del Covid, il suo bimbo dormiva. Si è allora stesa accanto a lui aspettando che si...
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La mamma, invece, dopo un mese e due giorni di ricovero a Torrette, dopo una strenua lotta che l’ha vista finire anche in rianimazione, è tornata da lui. «Ho pregato Dio affinché mi facesse riabbracciare mio figlio – racconta Amel, ancora provata da un’esperienza drammatica di cui porta i segni, anche quelli fisici dell’intubazione – è stata dura e lo è ancora. Stare a casa senza mio marito, con le sue cose ancora qui, non è facile. Tutta questa storia mi sembra un film». Il primo a manifestare i sintomi del coronavirus, oltre un mese fa, è stato proprio suo marito, cardiopatico, che è stato portato a Torrette e subito intubato. Due giorni dopo, anche Amel inizia ad accusare malessere ma, benché condotta pure lei all’ospedale regionale, non sta particolarmente male Poi, la terribile notizia: suo marito è morto a causa del virus e le condizioni di Amel peggiorano immediatamente, tanto da richiederne l’intubazione. «Nel giro di pochi giorni, tutta la mia vita è cambiata – dice Amel –. Ci stavamo preparando per andare in Tunisia, dove vivono le nostre famiglie, a giugno: avevamo anche comprato i biglietti perché volevamo fare là il battesimo di Adam. Invece, ho dovuto fare il funerale a mio marito: i suoi genitori ancora non realizzano di averlo perso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico