Stop al take away anche dalla Regione. La rabbia dei ristoratori: «Siamo ancora fermi al palo»

I titolari della rosticceria “Il Pescatore” al Foro Annonario a Senigallia
SENIGALLIA  - La Regione non autorizza il take-away e la modalità delivery, al momento, resta l’unica opzione per ristoranti, pizzerie e rosticcerie. Anche con...

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SENIGALLIA  - La Regione non autorizza il take-away e la modalità delivery, al momento, resta l’unica opzione per ristoranti, pizzerie e rosticcerie. Anche con il Covid, niente asporto quindi ma solo consegne a domicilio. «La Regione non può derogare al decreto nazionale se non in maniera restrittiva – spiega Giacomo Bramucci, presidente di Confcommercio –. L’asporto lo andrebbe invece ad ampliare e non lo può fare. Sono considerazioni condivisibili quelle degli operatori e anche noi stiamo elaborando una richiesta per fare in modo che si possa andare loro incontro». 


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Chi invece è andata dritta al premier Conte, senza troppi giri, è la titolare della pizzeria “Marincrescia al Foro” in via Perilli. Gli ha inviato una Pec. «Da me le persone entrano, acquistano la pizza ed escono, il rischio che corre il cliente è equiparabile a quello di panifici e altre attività che non hanno mai chiuso – spiega Silvia Felici – mi aspettavo di riaprire anch’io insieme alle librerie. Un pezzo di pizza o dieci li prendi e li porti via. Nella libreria stai lì, leggi, guardi prima di comprare». Nella lettera al premier ha spiegato le sue difficoltà. «Tra affitto e spese fisse pago 700 euro al mese – scrive - a cui devo aggiungere anche le spese per la consegna a domicilio. Non riesco neanche a coprire l’affitto poiché ad oggi i famosi 600 euro non sono stati accreditati e, in ogni caso, sarebbero solo un lieve sostentamento». 

Chi viveva finora di asporto si è dovuto reinventare. È il caso di Silvia Torreggiani e Marco Verdenelli, titolari della rosticceria “Il Pescatore” al Foro Annonario. «Noi siamo nati con la modalità take-away – spiega Silvia Torreggiani –. C’è caduto il mondo addosso quando abbiamo appreso che dovevamo chiudere. Abbiamo pensato: adesso? Sono stati giorni molto difficili, confusi, tristi. Occhiali e Pc e tutto ebbe inizio. Un post, due post, un messaggio, due messaggi, qualche telefonata e sono arrivati i primi ordini e così le prime consegne». Per sopravvivere dall’asporto e passata alla consegna a domicilio non senza sacrificio. 


«I vigili urbani ci hanno autorizzato gratuitamente, su permesso del sindaco, a transitare nella Ztl e niente non è – prosegue -. Insomma dopo 22 anni di asporto oggi la nostra attività è stata stravolta. Per ora lavoriamo così, solo delivery. L’asporto deve essere fatto in sicurezza, uno alla volta, con contenitore coibentato, guanti e mascherina, senza assembramento». In attesa di ottenere il via libera per il take-away, sempre più attività ripiegano sulla consegna a domicilio. Anche il pluristellato Moreno Cedroni. «Le mani e la testa di uno chef non si fermano mai – spiega - da venerdì 17 aprile parte Anikò Delivery, attivo di venerdì, sabato e domenica e le consegne saranno effettuate dalle 18 alle 21, in perfetto orario aperitivo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico