JESI - Dolore e sconcerto alla Cnh Industrial di Jesi per la morte di Massimo Scortichini, 56 anni (ne avrebbe compiuti 57 il 29 maggio), operaio specializzato nella linea B2...
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Scortichini era in malattia, non era più andato in fabbrica da almeno tre mesi a causa dei postumi di una polmonite bilaterale contratta a settembre e da cui era uscito molto debilitato. Proprio per questa sua condizione di fragilità fisica il Covid-19 è riuscito a insinuarsi facilmente, subdolo e crudele. Immediatamente trasferito in terapia intensiva, una settimana fa è stato intubato e il quadro clinico ha iniziato ad aggravarsi. Le sue condizioni sembravano stazionarie, pur nella loro gravità, ma non avrebbero mai fatto pensare a un epilogo tanto drammatico. Invece purtroppo ieri mattina il cuore ha smesso di battere, gettando nello sconforto la moglie Maria e la figlia, da due settimane costrette alla quarantena preventiva e impossibilitate a stargli accanto anche per le disposizioni sanitarie interne ai reparti. Una famiglia divisa nella malattia e nella morte.
La salma sarà sepolta al cimitero di Jesi, in forma strettamente privata, osservando le disposizioni sanitarie. Al dolore delle due donne e dei cari di Massimo, si unisce il cordoglio dei colleghi della Cnh sconvolti dalla notizia, rimbalzata solo nel tardo pomeriggio di ieri. Proprio la Cnh era al centro di una forte agitazione sindacale, nei giorni scorsi, venutasi a creare quando le linee produttive sono rimaste attive pure a fronte dell’emergenza Coronavirus e della chiusura della maggior parte delle attività. Attualmente i dipendenti dello stabilimento di via Leone XVIII, nella zona industriale Zipa, sono in cassintegrazione fino al 3 aprile. L’azienda è chiusa, ma per questa mattina è previsto il rientro a lavoro di almeno 30-40 dipendenti per completare le commesse. Adottate tutte le misure preventive di sanificazione degli ambienti, distanza interpersonale e protezione individuale, con accorgimenti e chiusura di spogliatoi e spazi comuni. Ma la paura resta tanta, visto che un altro operaio – che lavora in appalto per conto di una ditta esterna – un 50enne di Jesi, è risultato positivo al Coronavirus e sta combattendo la sua battaglia nella terapia intensiva dell’Urbani. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico