ANCONA - Promuovere le bellezze e le eccellenze del nostro territorio dopo il lockdown da coronavirus, i nostri prodotti agricoli ed enogastronomici, le nostre...
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Questo l’impegno preso da giovani, under 30, della Condotta Slow Food di Ancona e Conero che hanno costituito la prima Rete locale che si riconosce nei valori fondanti associativi e che intende impegnarsi nel ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, della tradizione e dei saperi locali, in armonia con ambiente ed ecosistemi. “Attualmente sono in otto, tutti giovani sotto i 30 anni. Afferma Roberto Rubegni, Fiduciario della Condotta -. Tra di loro ragazze e ragazzi, agricoltori, cuochi, studenti, artigiani e commercianti, del territorio anconetano e della Riviera del Conero. Tutti con la voglia di agire per un futuro migliore. Sono già entrati a far parte della rete internazionale di Slow Food giovani e pronti ad organizzare iniziative che al momento sono sui canali social, con la pagina facebook è “sfyn ancona e conero.”
La Rete Giovane Slow Food nazionale è costituita da iscritti che si attivano nei loro territori lavorando all’interno di ogni condotta Slow Food, organizzano eventi, attività e progetti per promuovere in modo informale e dinamico un nuovo stile di vita. Il network si sviluppa anche a livello europeo con altri gruppi di attivisti che operano in 11 paesi formando lo Slow Food Youth Network.
La Rete Giovane di Slow Food (Slow Food Youth Network) è stata costituita in Italia nel 2011: sono i giovani Slow Food che si riconoscono nella filosofia di “Terra Madre”. Percepiscono l’imminente necessità di un modello di sviluppo alternativo e sostenibile e considerano come principali portatori del sapere le esperienze del passato e la ricchezza culturale del mondo, che intendono coniugare con i bisogni, le prospettive e i nuovi strumenti del nostro tempo. Queste ragazze e questi ragazzi si assumono la responsabilità di questa sfida educando, tutelando e promuovendo in modo informale e dinamico uno stile di vita buono pulito e giusto legato al territorio in cui vivono. Saranno loro i nuovi coloni di un pianeta che il Covid ci ha mostrato può essere diverso e forse migliore.
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Corriere Adriatico