Covid, l'infermiera trasferita dalla casa di riposo all'ospedale: «Non lasciate soli i miei nonnini»

Giulia Scanzani, l'infermiera trasferita dalla casa di riposo all'ospedale di Torrette
MONTEMARCIANO - Per colpa del Covid non aveva potuto partecipare al concorso a tempo indeterminato, indetto dall’Asur la scorsa estate, ma adesso è arrivata...

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MONTEMARCIANO - Per colpa del Covid non aveva potuto partecipare al concorso a tempo indeterminato, indetto dall’Asur la scorsa estate, ma adesso è arrivata finalmente l’occasione per l’infermiera Giulia Scanzani di trasferirsi a Torrette. Il lavoro che ha sempre sognato e per il quale ha studiato. Ha partecipato alla selezione e ieri ha lasciato la casa protetta Marotti di Montemarciano. Una scelta sofferta. Ha chiesto con un post su Facebook di non lasciare soli i “suoi” vecchietti.

 

L’appello
«Mi presento, sono Giulia, un’infermiera di Ancona e oggi lascio il mio posto di lavoro in una residenza protetta della zona perché sono stata chiamata in ospedale. Ho deciso di scrivere qui per una richiesta di aiuto e se potessi lo urlerei a tutta Italia». Parte raccontando l’incontro con il covid proprio lì tra le mura della residenza protetta Marotti. «L’11 marzo è iniziato il mio percorso con il covid, con il primo paziente della struttura positivo al virus. Il panico: cosa facciamo? Come ci comportiamo? Cosa dobbiamo usare? Non sapevamo nulla. Il vuoto totale, il buio, il non sapere. Arrivano i primi dispositivi ma ormai era troppo tardi. Noi delle residenze protette eravamo soli: un’infermiera inesperta insieme a delle colleghe Oss spaventate da questo virus e dalla paura di portarlo in giro e nelle case». 

L’esperienza


È iniziata così la sua esperienza con il virus che l’ha costretta poi a ripetute quarantene, essendo entrata in contatto con i positivi. Era in isolamento anche a luglio quando finalmente è stato bandito il concorso per infermieri a tempo indeterminato per l’ospedale. Non ha potuto partecipare. Adesso però si è presentata una seconda occasione. “Lascio una struttura dove rimarrà solo un’infermiera ad assistere degli anziani, i nostri genitori e nonni, che sono soli e spaventati e hanno diritto come tutti gli altri ad essere considerati. Loro hanno bisogno di noi. Vi prego aiutatemi ad aiutarli. Con il cuore in mano lascio i miei adorati vecchietti che sono sempre stati la ragione e la passione per questo lavoro». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico