Centenari guariti, dipendente auto-isolata. Il Buttari è Covid free: esultano i suoi eroi

Centenari guariti, dipendente auto-isolata. Il Buttari è Covid free: esultano i suoi eroi
OSIMO - Dopo oltre due mesi la casa di riposo Grimani Buttari di San Sabino è fuori dall’emergenza Covid. Da cinque giorni non ci sono più ospiti colpiti dal...

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OSIMO - Dopo oltre due mesi la casa di riposo Grimani Buttari di San Sabino è fuori dall’emergenza Covid. Da cinque giorni non ci sono più ospiti colpiti dal coronavirus, che aveva costretto il presidente della Fondazione, Fabio Cecconi, a realizzare un reparto per isolare i casi positivi, che nel picco massimo, un mese e mezzo fa, erano diventati 24, tutti nella residenza Rose, l’unica delle cinque infettata. Nel momento peggiore, un paio di settimane, sono stati sei i decessi, il 25% dei contagiati. «Dopo circa 70 giorni di emergenza -ha commentato Fabio Cecconi- finalmente è arrivata la bella notizia che anche gli ultimi tre ospiti hanno conseguito il doppio tampone negativo e sono usciti da questo incubo». Il presidente ha ricordato che «sono stati giorni difficili, pieni di apprensione, che ha comportato un innalzamento dei livelli assistenziali anche attraverso un apposito reparto Covid». 


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La casa di riposo già da inizio marzo, ancora prima del lockdown, si era isolata e ancora oggi i famigliari, aggiornati quotidianamente con un bollettino inviato via mail e Whatsapp, non possono fare visita agli ospiti. «La cosa che più ci ha colpito -ha raccontato il presidente- è come questa malattia sia stata combattuta e sconfitta da persone anziane, attraverso il supporto e la costante presenza medico-infermieristica, che hanno sulle spalle tanti anni». A vincere la battaglia anche due ospiti di 104 anni e una di 102, altri due di 97 e 98 anni sono usciti dal tunnel. Oltre ai 24 positivi tra gli ospiti, ne sono stati registrati 7 tra i dipendenti ed una di loro è l’unica rimasta ancora positiva al Buttari, «ma -ha detto Cecconi- sta lentamente superando la malattia che da alcune settimane l’ha colpita, a lei va tutta la nostra vicinanza». 


Un’altra dipendente, una animatrice 40enne, che ha trascorso 50 giorni di quarantena e li ha voluti fare nel centro diurno della casa di riposo chiuso al pubblico da inizio marzo. La donna con sintomi lievi, pur di non tornare a casa mettendo a rischio i figli di 6 e 10 anni e i due anziani suoceri, costringendoli all’isolamento, ha preferito rimanere in una camera allestita nel centro diurno. «Le colleghe -ricorda Cecconi- le portavano colazione, pranzo, cena, la cucina l’ha coccolata. Prima di fare il tampone aveva paura di essere positiva e si era portata già la valigia per restare nel centro diurno. Ogni giorno le colleghe dal balcone la passavano a salutare». I medici della struttura l’hanno monitorata per 50 giorni, permettendole solo a inizio maggio di fare piccole passeggiate nel parco in orari in cui non c’erano ospiti. «E’ diventata la nostra degente più giovane, finalmente è tornata a casa» ha detto Cecconi. Che ha potuto festeggiare il centenario di una ospite del reparto Rose. «Nella sua lucidità e nel rispetto delle norme di distanziamento, ci ha raccontato la sua dura esperienza ed ha ringraziato tutti coloro che ha incontrato nella sua vita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico