OSIMO - Imprevisti e dolori ma a vincere è l’amore. E' la storia di Andrea Nunzi e Angelina De Fusco, che non si sono fatti sopraffare dalla paura e...
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Si è limitato al rito matrimoniale, breve ma intenso di significato, quello del riscatto. Con loro i testimoni: per la sposa un'amica vicina di casa, per lo sposo il fidanzato della figlia, l’unica che ha potuto assistere dai banchi di una chiesa deserta e spoglia di addobbi. Niente fotografo, niente banchetto, niente viaggio di nozze, tutto semplice e veloce. «Siamo scesi di casa, la chiesa sta a 500 metri, eravamo in 5, ma finalmente ci siamo sposati dopo 17 anni insieme» ha raccontato ieri Andrea. Lui e sua moglie ne hanno passate tante di difficoltà, l’ultima il coronavirus che ha costretto ad una cerimonia nuziale in mascherina.
Entrambi venivano da un precedente matrimonio ed avevano dei bambini. Andrea una figlia 20enne che tra l’altro, incinta, è partita per Londra per raggiungere il compagno appena prima della pandemia: «Dovrebbe fare dei controlli per la gravidanza ma per il sistema sanitario inglese è invisibile, spero rientri» ha detto ieri. Angelina aveva già Valentina che vive a Osimo con compagno e figlioletto, ed Emanuele, che dalla nascita è in carrozzina e sta a Caserta dai nonni «perché qui da noi in 60 mq - dice la mamma- fa difficoltà a muoversi e ha una stanzetta da condividere con Miriam, oltretutto non c’è l’ascensore per scendere». Emanuele ha bisogno di assistenza continua ma la mamma a Osimo è a sua volta malata. Angelina ha una neuropatia del sistema nervoso e altre patologie che sommate formano un quadro clinico complicato.
«Cammino con difficoltà, era da gennaio che non uscivo di casa» ha detto Angelina il giorno dopo un matrimonio che sa di liberazione. «Ci eravamo conosciuti nel 2003 su una chat, già entrambi divorziati -ricorda Andrea-, per un anno l’ho raggiunta a Caserta poi siamo venuti a Osimo, tra difficoltà famigliari, economiche e di salute, sposarci è stato come chiudere un cerchio, darci stabilità. Spero sia un messaggio di speranza per tutti». Andrea lavora in fabbrica ed è l’unico ad avere reddito: «Angelina - dice - è invalida all’80% e prende un assegno dallo Stato di neanche 300 euro, abbiamo almeno chiesto ad Erap una casa più grande e con ascensore per poter ospitare Emanuele». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico