Scippi di catenine, nuovo processo per uno dei rapinatori di Corinaldo

Scippi di catenine, nuovo processo per uno dei rapinatori di Corinaldo
CORINALDO Due mesi prima della strage di Corinaldo alla Lanterna Azzurra c’era stata una razzia di collanine alla discoteca Aera di Fabriano. In tre avevano subito lo scippo...

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CORINALDO Due mesi prima della strage di Corinaldo alla Lanterna Azzurra c’era stata una razzia di collanine alla discoteca Aera di Fabriano. In tre avevano subito lo scippo delle loro catenine, strappate con forza dal collo da giovani rapinatori. Per la precisione, era il 14 ottobre del 2018. Dopo la serata di blitz furtivi, l’auto con a bordo Moez Akari, Riccardo Marchi e Andrea Cavallari era stata fermata dai carabinieri a un posto di blocco. Il 26enne Akari aveva un sacchetto con delle collanine d’oro danneggiate dallo strappo, alcune delle quali scippate poche ore prima nella discoteca di Fabriano. 

 
I furti


Proprio per quei furti è iniziato ieri il processo a suo carico davanti al giudice Tiziana Fancello: il ragazzo originario della Tunisia, ma all’epoca dei fatti residente nella Bassa Modenese, deve rispondere di furto aggravato per tre differenti scippi commessi due mesi prima della strage di Corinaldo. Una tragedia per cui è stato condannato in via definitiva a scontare 11 anni e mezzo di reclusione. L’udienza di ieri è stata rinviata perché Akari avrebbe dovuto essere tradotto dal carcere in cui si trova dal giorno dell’arresto fatto scattare (era l’agosto del 2019) dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ancona. Per permettere all’imputato di presenziare in aula, il procedimento è stato rinviato al 13 dicembre, a quattro giorni dal quinto anniversario dei fatti di Corinaldo. 


L’assist 


Il processo per i tre furti nei confronti di Akari è singolare soprattutto per un motivo: perché dal controllo che i militari di Fabriano avevano operato la notte del 14 ottobre del 2018 erano praticamente entrate nel vivo le indagini per risalire agli autori della stragi di Corinaldo. O meglio: ipotizzando che alla Lanterna Azzurra avesse operato una banda dedita agli scippi utilizzato lo spray al peperoncino, i carabinieri erano andati indietro nel tempo, cercando di capire se altri eventuali episodi fossero accaduti nella nostra provincia. 


Era bastato riavvolgere il nastro di due mesi e risalire alla denuncia che era stata notificata ad Akari. Per cosa? Per il reato per cui, stando alla procura, la banda si muoveva in pianta variabile nelle discoteche di mezza Italia: rubare collanine e poi rivenderle a un ricettatore di fiducia per incassare quanti più soldi possibili e fare la bella vita. Da quell’input, i militi del Nucleo Investigativo avevano messo sotto controllo i movimenti di quelli che allora erano presunti rapinatori.

All’epoca del controllo a Fabriano, Akari era in compagnia di Cavallari, condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi, e di Riccardo Marchi. Quest’ultimo, di Bologna, non ha mai ricevuto misure cautelari e la procura - a differenza degli altri membri della gang - non gli ha mai contestato l’associazione a delinquere. Ma gli altri reati, comuni alla gang: omicidio preterintenzionale, lesioni personali, un episodio di furto e un altro sfociato in rapina all’interno della Lanterna Azzurra. Reati per cui è stato condannato in abbreviato a 10 anni e 5 mesi. 

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Corriere Adriatico