Strage della Lanterna Azzurra, l'amministratore: «Sovraffollamento? Tutti sapevano, ma bisognava fare cassa»

Bartozzi: "Ero solo un prestanome, non avevo capacità decisionale"

Strage della Lanterna Azzurra, l'amministratore: «Sovraffollamento? Tutti sapevano, ma bisognava fare cassa»
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ANCONA - «Sapevamo che con quell’evento la capienza massima sarebbe stata superata, ma ci serviva per risollevare la società che, dal punto di vista economico, non se la passava bene». Non si è nascosto davanti alle domande della procura Francesco Bartozzi, ex socio e amministratore unico della Magic srl, società che gestiva la Lanterna Azzurra al momento della strage dell’8 dicembre 2018, quella che avrebbe dovuto rimpolpare le risorse finanziarie.

 

Ieri, il 34enne - che ha già patteggiato 2 anni e 8 mesi di reclusione - è stato ascoltato nel filone deli colletti bianchi.

La testa di legno

«Io ero un prestanome - ha confessato - non avevo capacità decisionale, era tutto in capo a Marco Cecchini e Carlantonio Capone», rispettivamente gestore di fatto del locale ed ex socio della Magic, condannati entrambi in abbreviato (in totale 9 anni e 2 mesi). Bartozzi ha confessato anche la falsità delle firme su alcuni documenti: «Capitava che qualcuno firmasse al mio posto, senza che io lo sapessi». Sul rischio del sovraffollamento: «Alla Lanterna - ha continuato il problema è stato sempre quello del rispetto della capienza, era sotto gli occhi di tutti, anche di chi ci rilasciava i permessi». E ancora: «Per gestire il sovraffollamento non c’era un piano operativo, era tutto buttato lì. I controlli erano sommari, non li facevamo con il contapersone, che neanche avevamo». 
Il 7 ottobre 2017 la discoteca aveva avviato la stagione. Ma non c’erano ancora i permessi. «Mi era stato garantito da Marco (Cecchini, ndr) che i permessi erano garantiti, ci sarebbero stati dati successivamente dalla Commissione». I cui sei membri sono sotto processo.

Il rilancio della licenza

L’ispezione per il rilascio della licenza è del 12 ottobre 2017. «Il sindaco (Principi è imputato, ndr) ha fatto un passaggio, non è stato sempre presente durante i controlli». Che ricordi Bartozzi c’erano state tre contestazioni verbali: «l’ingresso alla sala -1 era troppo basso» e «qualcosa non andava sui carichi sospesi del palco». Ed eccoci all’uscita numero tre, quella del crollo delle balaustre: «Dicevano che l’impianto elettrico dell’uscita faceva poca luce. Sulle balaustre e la rampa? Niente da dire». Eppure Bartozzi, proprio sulle balaustre ha detto: «Non erano messe bene, il mal stato era visibile». La Commissione aveva disposto 11 prescrizioni, a cui aveva fatto seguito un controllo il 17 novembre «ma «a livello strutturale non era cambiato niente».


Prima di Bartozzi ha testimoniato il precedente amministratore della società, Lorenzo Sgreccia, attivo tra il 2014 il 2015, periodo in cui il locale era stato fatto chiudere 2 volte: per la mancanza delle prescrizioni antincendio e per l’arrivo alle forze di polizia di un esposto anonimo che segnalava varie irregolarità: «Solo una disgrazia potrà fermare questa illegalità». Il testimone: «Perché me ne sono andato? Non volevo più rischiare». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico