FALCONARA «Un gruppo di zingari sta facendo confusione nel mio locale, aiutatemi». E per paura si è chiuso a chiave in cucina. Con la mano tremolante e un filo...
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Non hanno fatto danni e alla fine hanno pagato il conto, ma i modi non proprio oxfordiani e la minaccia, più o meno velata, di un pranzo a scrocco, sono bastati per convincere il commerciante a barricarsi nel retrobottega e chiamare i soccorsi. È accaduto nel primo pomeriggio di ieri, attorno alle 14. È a quell’ora che nel negozio si è presentata una nutrita comitiva di giovani, fra i 20 e i 30 anni, piuttosto conosciuti in città, non certo per opere di bene. Un gruppo eterogeneo, composto da rom, napoletani e siciliani. Quando li ha visti, il titolare, d’origine asiatica, li ha subito serviti. Hanno ordinato dei kebab, hanno preso delle bibite dal frigorifero e si sono appoggiati ai tavoli per mangiare. Poi è successo qualcosa. Hanno cominciato ad alzare la voce, a fare baccano, a infastidire gli altri clienti. Non sono mancate battutine e invettive nei confronti del commerciante, che si è sentito preso di mira. Non gli hanno rivolto esplicite minacce, ma sono state sufficienti alcune allusioni per farlo andare nel panico. Forse temeva che quel manipolo di rom e meridionali volesse consumare il pranzo senza pagare o che perdessero all’improvviso le staffe. Probabilmente gli è venuta in mente una scena di qualche anno fa, quando fu minacciato da due stranieri che, brandendo delle bottiglie, volevano estorcergli del denaro.
Così, quando ha intuito che la situazione potesse degenerare - anche se tra lui e quei clienti poco gentili in passato non ci sarebbero mai stati diverbi - non ci ha pensato due volte: ha afferrato il cellulare e si è allontanato, chiudendosi a chiave in cucina. Da lì ha chiamato i carabinieri. I militari del Norm sono giunti nel giro di pochi minuti nel kebab di via Flaminia. Hanno identificato i loschi soggetti e li hanno allontanati, senza dover notificare denunce o contravvenzioni. Ovviamente dopo averli invitati a pagare il conto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico