Si lancia dalla finestra, muore ex dipendente dell’Asur

Si lancia dalla finestra, muore ex dipendente dell’Asur
CHIARAVALLE -  Il male di vivere lo aveva incontrato da tempo. Quel male che lo afferrava alla gola per poi allentare talvolta la stretta e quindi farsi ancora morsa...

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CHIARAVALLE -  Il male di vivere lo aveva incontrato da tempo. Quel male che lo afferrava alla gola per poi allentare talvolta la stretta e quindi farsi ancora morsa implacabile, stringente, mortale. Quel male infido e subdolo che gli aveva colorata l’anima di nero ma non gli aveva spento il bel sorriso, glielo aveva solo affievolito. E anche se l’alba di ieri era splendida e cromatica, calma e serena, anche se il canto degli uccelli regalava poesia, alle 5 di mattina il male di vivere ha vinto: R.B. non è riuscito più a scorgere la bellezza, il giorno che inizia e promette buone nuove.


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No, a 61 anni la vita gli deve essere sembrata solo dolore e timore, ferite e lacrime, una fatica insopportabile e allora ha deciso di lanciarsi di sotto dal quarto piano del palazzo di via Donizetti. Era di origini siciliane ma a Chiaravalle lo conoscevano tutti perché aveva lavorato in ospedale, era un cuoco provetto e i suoi piatti erano autentiche leccornie. Era diplomato all’istituto alberghiero e quindi dietro i fornelli e in cucina ci sapeva fare. Poi, sempre all’interno della Asur, si era occupato nella farmacia comunale dell’ospedale che da anni è stata chiusa ed il servizio è stato trasferito al Cras di Ancona. L’amore per la famiglia, per la moglie e le due figlie che ormai erano cresciute, riuscivano a rasserenarlo e a regalargli momenti di vita condivisa. 


L’arrivo di due nipotine aveva donato un altro sorriso e giorni lieti a R.B. ma il dramma doveva covargli dentro, come un fiamma sopita sotto la cenere ma non spenta. «Aveva un cuore grande – dicono i colleghi dell’ospedale – era solare, sempre disponibile e attento alle necessità di tutti. Era un marito premuroso e innamorato, un padre meraviglioso, un nonno bravissimo, un uomo eccellente. Ogni tanto soffriva per il mal di schiena ma non era quello il vero problema. Per noi la notizia della sua morte è un fulmine a ciel sereno perché anche negli ultimi tempi lo vedevamo sorridente e gioioso». Eppure quel sorriso nascondeva il dolore, un dolore insopportabile. E allora R.B. non è più riuscito a vedere la bellezza del giorno e l’alba stupenda e tutto deve essergli sembrato nero e buio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico