Non soccorse Maddalena Urbani, il pusher siriano di 64 anni resta in cella

Non soccorse Maddalena Urbani, il pusher siriano di 64 anni resta in cella
CASTELPLANIO  - La morte di Maddalena Urbani è stata un omicidio volontario. Ne sono convinti i giudici del Tribunale del Riesame, che hanno confermato la misura...

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CASTELPLANIO  - La morte di Maddalena Urbani è stata un omicidio volontario. Ne sono convinti i giudici del Tribunale del Riesame, che hanno confermato la misura cautelare del carcere a carico di Rajab Abdul Aziz, il siriano di 64 anni coinvolto nell’indagine sulla morte della figlia terzogenita del medico eroe della Sars Carlo Urbani, trovata senza vita il 27 marzo nello stesso appartamento di via Tomba di Nerone a Roma in cui Adbulaziz stava scontando i domiciliari per spaccio.

 


Attualmente il siriano si trova rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e vi dovrà restare. Per lui, l’accusa non è di omicidio colposo, come aveva sostenuto il suo avvocato difensore, ma di omicidio volontario poiché secondo i giudici, quando Maddalena (Maddy o “Malia” per le persone più care) ha avuto il malore per l’assunzione di sostanze psicotrope e psicofarmaci, l’uomo non chiamò i soccorsi. Una volontà che costò la vita alla ragazza, appena 20enne. Già nell’ordinanza di custodia cautelare, notificata mentre il siriano si trovava in carcere per spaccio di sostanze stupefacenti durante i domiciliari (nel suo appartamento la Squadra Mobile di Roma aveva trovato dell’eroina e del metadone) in un passaggio, si evidenziava come «fra la vita di una ragazza di 20 anni e le sue attività illecite, Rajaz Abdulaziz aveva scelto queste ultime». 

 

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Corriere Adriatico