L'autopsia su Maddalena, la figlia di Carlo Urbani: «Stroncata da un mix di droghe e nessun segno di violenza»

Maddalena Urbani aveva vent'anni
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CASTELPLANIO - «Sei primavera per tutti noi e così rimarrai». La famiglia Urbani abbraccia il ricordo della dolce Maddalena, frizzante spirito libero alla ricerca del suo posto nel mondo. Il pensiero corre al momento straziante dell’ultimo saluto, ora che l’agghiacciante verità sulle cause della morte della ventenne figlia del medico-eroe della Sars Carlo Urbani, è piombata come un macigno su tutti noi. Ieri all’istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli di Roma si è svolta l’autopsia, disposta dalla Procura di Roma per far luce sulle cause del decesso.

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Secondo quanto emerso, sarebbe stato un mix di droghe, di sostanze esogene ancora non completamente individuate, a provocare la morte di Maddy, trovata priva di vita in un appartamento a Roma sabato scorso. Gli esami peritali si sono protratti a lungo, per non tralasciare alcun aspetto di questa terribile vicenda che ha spezzato il cuore di tantissime persone. In base a quanto si è appreso non risulterebbero, al momento, segni di violenza sul corpo, ma l’attività peritale proseguirà con esami anche genetici oltre che prelievi per definire con esattezza l’orario del decesso. 


Elemento di fondamentale importanza per le indagini, al fine di ricostruire i tempi dei soccorsi e rispondere all’unica domanda che tormenta il cuore del fratello secondogenito, Luca: se la sua Maddy poteva essere salvata. Gli agenti del Commissariato Flaminio e della Questura di Roma risentiranno anche la ragazza 23enne che si trovava con Maddalena in quell’appartamento sulla Cassia. Quella “amica” la cui versione dei fatti, dai primi interrogatori, non aveva convinto gli investigatori. Così come resta da chiarire se le sostanze che hanno strappato Maddy all’amore della sua famiglia le siano state cedute dall’uomo che la ospitava, un siriano di 64 anni al momento unico indagato nell’inchiesta aperta in Procura in cui si ipotizza l’accusa di «morte come conseguenza di altro reato».

Oggi sarà ascoltato dal gip nell’ambito dell’interrogatorio di convalida: nel suo appartamento, dove si trovava ristretto agli arresti domiciliari e dove è stata rinvenuta la ventenne priva di vita, gli inquirenti avevano trovato dell’eroina. 


«La morte di Maddalena - dice il sindaco di Castelplanio Fabio Badiali - interroga tutti noi, su alcuni aspetti farà luce la magistratura, su altri spetta alla comunità fare una riflessione sul senso della vita, su dove stiamo andando, sul futuro dei nostri figli. Ieri, don Decio Cipolloni, il sacerdote che unì in matrimonio Carlo e Giuliana, e che ora è cappellano al Gemelli, dove si trova la salma di Maddalena, ci ha regalato una bellissima immagine di Carlo e della figlia che insieme hanno accolto i tanti camici bianchi morti nell’adempimento del loro dovere» durante la pandemia.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico