Senigallia, pignorata cassa da morto Ma si tratta di quella sbagliata

Senigallia, pignorata cassa da morto Ma si tratta di quella sbagliata
SENIGALLIA – La Lagostekne vanta un credito di 800 euro, per un registratore di cassa acquistato e mai pagato da un’impresa funebre, ma l’ufficiale giudiziario pignora la...

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SENIGALLIA – La Lagostekne vanta un credito di 800 euro, per un registratore di cassa acquistato e mai pagato da un’impresa funebre, ma l’ufficiale giudiziario pignora la cassa sbagliata.




E’ stata infatti battuta all’asta ieri una cassa da morto, una comune bara per il valore di 179 euro mentre la nota azienda senigalliese, con sede in via Cimabue alla Cesanella, doveva rientrare di 800 euro e aveva richiesto la restituzione del macchinario.



“Quanto accaduto è veramente assurdo ma tristemente reale – spiega Gabriele Gemignani, titolare e legale rappresentante della Lagostekne – potrebbe sembrare una barzelletta ma non lo è. Un nostro cliente aveva acquistato un registratore di cassa, del valore di 800 euro, senza mai pagarlo. Oggi (ieri ndr) siamo tornati in possesso della cifra di 179 euro ottenuta grazie al pignoramento di una cofano funerario. Quello che non comprendiamo – prosegue – è per quale motivo l’ufficiale giudiziario, invece di pignorare il registratore di cassa restituendocelo, abbia pignorato una bara. Oltretutto il registratore di cassa è ben visibile all’interno dell’attività perché si trova proprio sopra il bancone, non si può non vederlo”.



Ora viene legittimo domandarsi se l’ufficiale giudiziario si sia sbagliato e se la parola cassa lo abbia tratto in inganno, pensando che dovesse pignorare una cassa mortuaria invece di un registratore di cassa. “Si sarà sbagliato e al posto di pignorare il nostro registratore di cassa, che sarebbe tornato nelle nostre mani, ha pignorato una cassa da morto? – si domanda infatti il titolare dell’attività – oppure, per qualche ragione che noi ignoriamo, ha preferito fare così? Del resto il registratore gli serve per l’attività e non poteva farne a meno. Sta di fatto che quei 179 euro non ci basteranno nemmeno per pagare l’avvocato”. Per la Lagostekne è un danno, inutile negarlo, anche se la vicenda ha fatto sorridere tutti, titolare compreso. “Per rimanere in tema – conclude Gabriele Gemignani – c’è da morire dal ridere”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico