ANCONA - Quattordici mesi di attesa per uno doppler ai vasi del collo. Oppure pochi giorni in ospedale da un primario in regime di libera professione. Lo sfogo è di un...
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All’Inrca il pensionato si era recato per prenotare l’esame dopo essere stato visitato dal medico di famiglia. «Quando è arrivato il mio turno l’addetto alle prenotazioni mi ha riferito che la prima data disponibile per il doppler ai vasi del collo era per il mese di giugno - ricorda Mengarelli - Ho pensato un attimo poi tenendo in considerazione che devo eseguire altri esami ho risposto che andava bene nonostante ci fosse una attesa di circa 3 mesi». Ma dall’altra parte del vetro è arrivata una risposta che ha gelato il pensionato: «Va bene il mese mi ha detto l’operatore ma l’anno non quello corrente bensì nel 2019, e che prima di questa scadenza non c’erano altre date disponibili per poter eseguire l’esame».
Superato l’iniziale imbarazzo, Rolando ha provato ad insistere per poter eseguire in tempi ragionevoli questa visita che certifica lo stato di conservazione dei vasi del collo: «L’operatore, gentile e garbato, ha poi aggiunto che nel giro di qualche giorno avrei potuto eseguire l’esame ma solo in intramoenia grazie ad un primario di un reparto dell’Inrca in regime di libera professione. Mi sono sentito preso in giro, ho salutato l’addetto alle prenotazioni e sono uscito dal cup».
Aggiunge Mengarelli. «Visto che devo pagare una bella cifra a questo punto l’esame ai miei vasi del collo preferisco farlo altrove, pur di non accettare questa forma di ricatto morale. Noi pensionati siamo tartassati dalle tasse. Stare male è diventato un lusso. Tanti esami costano meno farli per proprio conto che ricorrere al sistema sanitario nazionale, basti pensare che nelle prescrizioni mediche si paga ancora il ticket di 10 euro». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico