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ANCONA - «Ancona? Bellissima. Guardi che panorama. Ma perché tutto questo degrado?». Dalle pendici del Guasco, Martijn, pensionato olandese, con la sua fotocamera digitale immortala la moglie affacciata sul mare. Fatica ad evitare che le impalcature invadenti e i graffi dell’incuria conquistino la scena dei suoi scatti. Seguiamo per un tratto la coppia in vacanza in città, mentre s’inerpica sulle stradine del quartiere dalla struggente bellezza ma anche dalla disperante solitudine.
La scalinata
«Qui che stanno facendo?», domandano al cronista. Il dito è puntato sul cantiere infinito, quello della scalinata di collegamento tra via Birarelli e via Pizzecolli che si sarebbe dovuta percorrere già tre anni fa. E invece, tra imprevisti, crisi e un contratto rescisso e poi ripreso per i capelli, i lavori sono ripresi: in teoria dovrebbero concludersi il prossimo 10 aprile, ma visto lo stato dell’arte, il dubbio che serva un’impresa per rispettare la deadline è legittimo.
La chiesa
La passeggiata sul saliscendi del Guasco è uno stupore continuo, nel bene e nel male.
Nel tour a ostacoli del Guasco, la storia di Ancona è scolorita da altri gioielli off limits, come l’ex orfanotrofio Birarelli, chiuso da oltre mezzo secolo, per il quale è in corso un progetto di recupero da 4 milioni, e soprattutto l’Anfiteatro romano, bello e impossibile con i suoi 19 secoli di storia. Doveva concludersi nel 2022 il restauro da 1,5 milioni, che prevedeva la creazione di percorsi per i visitatori e la ricostruzione di una “cavea” artificiale riservata agli spettatori in occasione di eventi e rappresentazioni. E invece, l’Anfiteatro resta inaccessibile. «Ma qui non c’è un bar?» domandano Martijn e la moglie, provati dalla passeggiata con tappa obbligata alla Cattedrale di San Ciriaco. Vaglielo a spiegare che il ristoratore Antonio Ambrosio è dal 2013 che prova a far ripartire il Bar del Duomo, altra odissea tutta anconetana tra intoppi burocratici, rincari e sorprese che riaffiorano dal sottosuolo.
Qui le vecchie panchine che si scorgono dietro le recinzioni metalliche sono sommerse dalla vegetazione che in alcuni punti del Guasco assomiglia a una jungla, mentre gli immancabili writer sono arrivati ad imbrattare le mura storiche, in più punti pericolanti, come sullo Scalone Nappi dove staccionate e transenne sono ormai da considerare arredi pubblici. Speriamo non lo diventino anche i cantieri per la riqualificazione (1,4 milioni nell’ambito del progetto Iti Waterfront) del percorso archeologico che da palazzo degli Anziani scende al Sacello medievale, fino a piazza Dante e alla Casa del capitano. I tempi stringono, considerando che il restyling, sulla carta, dovrebbe chiudersi tra poco più di un mese.
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