Via le rovine di SpiaggiaBonetti: «Tra un anno tutto come prima

Via le rovine di SpiaggiaBonetti: «Tra un anno tutto come prima
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ANCONA Colpi di benna per rimuovere i detriti e cancellare l’incubo dell’incendio. Tra un tuffo e l’altro, i bagnanti scattano le ultime foto del disastro. Il cumulo di macerie annerite dal fuoco contrasta con il blu intenso del cielo e del mare, mentre Paolo Bonetti recita a voce alta l’inventario e annaffia il terreno per raffreddarlo. Le ruspe sono tornate a scavare nello chalet di Portonovo devastato dal rogo divampato nella notte tra il 29 e il 30 maggio: la bonifica dell’area dissequestrata il 7 luglio, su richiesta dell’avvocato Riccardo Leonardi, legale di “La Baia srl” (resta sigillata una piccola porzione di 1,30x2 metri in corrispondenza dei contatori elettrici) è cominciata ieri mattina ad opera della Garbage Service e di altre ditte del porto che, oggi, si occuperanno dello smaltimento via mare di quintali di residui.


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Poi comincerà la fase della messa in sicurezza dell’area che andrà spianata, in modo da consentire a Bonetti di organizzare un’attività di ristorazione provvisoria, anche se il servizio bar è già operativo da un mese. «Vorremmo mettere dei tavolini e degli ombrelloni, ma prima andranno fatti i lavori e dovremo sentire gli Enti interessati» dice il titolare dello stabilimento. Che, nonostante un’estate da dimenticare, non ha perso l’ottimismo: «Il ristorante? Vorrei inaugurarlo tra un anno», rivela. 

Il progetto c’è già: se tutto andrà bene, il cantiere verrà avviato in autunno, in modo che la nuova struttura - identica alla precedente, distrutta dal maxi rogo dopo un anno di vita - sarà pronta per l’estate 2021, quella della rinascita. Nel frattempo, i carabinieri continuano a indagare sulle cause del disastro e attendono le relazioni dei due consulenti nominati dalla Procura, un esperto dei Ris e l’ingegnere bolognese Gianluigi Guidi.
Nell’ultimo sopralluogo è stato prelevato dal sottosuolo un troncone, lungo circa due metri, di un cavo che, nelle operazioni di spegnimento dell’incendio, era finito più in profondità rispetto al punto in cui era stato fatto passare durante i lavori di potenziamento della linea elettrica (elevata a 80 kilowatt) eseguiti nella primavera 2019. Verranno condotte analisi specifiche alla ricerca del punto d’innesco: si ipotizza, infatti, che il cavo, collegato alla centrale esterna, si sia surriscaldato a seguito di una scarica potente e improvvisa. 
Lo sbalzo di tensione potrebbe aver bruciato gli interruttori magnetotermici, generando le fiamme. Ovviamente resta in piedi anche l’altra ipotesi, cioè una combustione all’interno dello chalet che ha bruciato successivamente il cavo elettrico.


Ciò che si esclude con ragionevole certezza è il dolo: si attendono i rilievi dei Ris sulla porta di un capanno e su altri reperti, ma da una prima analisi non sarebbero state rilevate tracce di comburenti. Anche la teoria del corto circuito è poco probabile, visto che tutti gli impianti dello chalet erano nuovi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico