ANCONA - La droga di un clan camorristico napoletano arrivava in Vallesina a bordo di auto noleggiate e il conto al fornitore era saldato con carte prepagate, usando i dati di...
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Due mesi dopo quell’arresto, mentre Papa era rinchiuso a Poggioreale, gli venne notificata un’ordinanza di custodia cautelare in cui la Procura di Napoli lo accusava di far parte di un’organizzazione attiva nella piazza di spaccio più ricca di Napoli centro, quella di Supportico D’Astuti 28, chiamata “piazza delle donne” perché secondo gli investigatori era gestita da Giulia Elia, sorella minore di uno dei capi del clan Elia.
Quasi un anno dopo l’arresto di quel corriere legato a un clan camorristico (anche se a Papa veniva contestata l’associazione semplice, non di stampo mafioso), i carabinieri della Compagnia di Ancona e la procura dorica finiscono il lavoro con quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, eseguite ieri all’alba alla fine di un’inchiesta che coinvolge in tutto 15 indagati. Più di 50 carabinieri sono stati impegnati per eseguire le quattro misure cautelari, chieste e ottenute dal pm Mariangela Farneti, e sette perquisizioni domiciliari tra Rosora, Ostra, Jesi, Monte Roberto, Cingoli, Napoli e Catania, nelle residenze degli indagati.
Si tratta del sequel dell’Operazione Damasco, che il 22 marzo 2016 aveva portato a dieci arresti (sette per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti) tra i componenti di un’organizzazione che smerciava droga tra le province di Ancona e Pesaro. Le figure di spicco di quella banda, secondo gli investigatori dell’Arma, erano due fratelli palermitani residenti a Cupramontana, ma il fornitore principale di cocaina, hashish e marijuana era un albanese. Già da quell’inchiesta però si capiva che c’era un secondo canale di approvvigionamento, per la rete intermedia di spacciatori locali. Così l’indagine era proseguita sotto traccia, trovando linfa dalle intercettazioni telefoniche, fino a scoprire che da Napoli continuava ad arrivare droga a pacchi, destinata in particolare alla Vallesina, dove operavano tre diverse reti di spaccio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico