I medici di base a corto di vaccini: «Ogni settimana solo 15 iniezioni, così non finiremo più»

L'allarme dei medici di base: sono a corto di vaccini
ANCONA - «Ci danno solo 12 dosi alla settimana: ma dove vogliamo andare?». Il grido d’allarme lanciato da Massimo Magi, segretario regionale del sindacato Fimmg,...

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ANCONA - «Ci danno solo 12 dosi alla settimana: ma dove vogliamo andare?». Il grido d’allarme lanciato da Massimo Magi, segretario regionale del sindacato Fimmg, è anche un’accusa diretta al sistema. «Continuano a tenere noi medici di Medicina generale in panchina, relegandoci ad un ruolo marginale nella campagna di profilassi contro il Covid», rincara la dose il neurologo e psichiatra. 

 


Per rendere meglio il concetto, snocciola alcuni dati: «Nel giro di quindici giorni ci sono state consegnate in media 35 dosi a testa. Significa che ciascun medico ha potuto effettuare al massimo una quindicina di vaccini alla settimana. È una quota ridicola, così non andremo da nessuna parte. Abbiamo firmato un accordo regionale, ci chiedono di accelerare il più possibile, ma poi non ci forniscono i vaccini e ci tocca procedere con il contagocce». Medici di base ai box, dunque. L’80% dei 295 presenti sul territorio provinciale ha aderito alla campagna di prevenzione. Ma si viaggia al rallentatore per un “bug” organizzativo. «Oggi (ieri, ndr) ho potuto fare appena 21 iniezioni di Moderna e AstraZeneca, un’ora in studio e un’ora a domicilio, così non finiremo più - protesta Magi -. I centri vaccinali hanno i frigoriferi pieni e vaccinano al 70%, noi siamo costretti ad invocare le dosi che non arrivano. Evidentemente c’è qualcosa che non va. Si stanno creando delle concorrenze choc con i direttori di distretto dell’Asur, il sistema multicanale individuato dalla Regione purtroppo non funziona: occorre un presidio maggiore da parte della filiera di comando». 


Perlomeno i medici di base possono vaccinare, sia pure a rilento. I farmacisti ancora no. L’accordo quadro nazionale è stato firmato, ma adesso la categoria aspetta con ansia che si traduca in un piano regionale. L’interlocuzione è partita. «Ma ci vorranno mesi - avverte Andrea Avitabile, presidente di Federfarma Ancona -. I vaccini sono più complessi dei tamponi: abbiamo bisogno di spazi e sicurezza. Di buono c’è che siamo in presenza di una svolta epocale: per la prima volta viene riconosciuto il ruolo sanitario del farmacista che, però, non si può improvvisare vaccinatore. Servirà un corso di formazione e addestramento alle iniezioni, dal momento che finora erano vietate nelle farmacie. Avremo bisogno di spazi per garantire l’attesa di 15 minuti dopo la somministrazione della dose, nel rispetto del distanziamento». Ma soprattutto, i farmacisti chiedono garanzie sul piano della sicurezza. «Tanti clienti ci chiedono quando cominceremo a vaccinare, ma prima serve uno scudo giuridico nella gestione dell’emergenza e di potenziali casi di choc anafilattico - aggiunge Avitabile -. Come target iniziale, puntiamo a un 20-30% di adesione su 145 farmacie della provincia». 


Prosegue, intanto, la campagna anti-Covid al Paolinelli, che per ora resta l’unico punto vaccinale per il capoluogo. Ma per il futuro, quando la profilassi assumerà dimensioni più importanti, probabilmente sarà necessario un cambio di location. Il Comune ragionerà con l’Asur e la Protezione civile regionale sulle possibili soluzioni. Tra le ipotesi al vaglio, una tensostruttura nel parcheggio dello stadio Del Conero o il campo della palla ovale alla Montagnola. Da escludere il Palaindoor, dove a breve cominceranno i lavori di ristrutturazione da 2 milioni di euro. 

 

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Corriere Adriatico