Il No-vax ora si pente: «Il vaccino finto è stata una follia. Ho speso 150 euro e dopo la puntura falsa ho capito l'errore»

Le code per i vaccini al Paolinelli
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ANCONA - «Funzionava così: noi entravamo al Paolinelli accompagnati da un intermediario, ci mettevamo in fila, poi aspettavamo la chiamata del medico per l’anamnesi. A quel punto dal box con le tendine usciva l’infermiere per venirci a prendere. Il medico ci chiedeva: «Preferite andare con Emanuele o con un altro?». E noi: «Con Emanuele». Mi sa che era una trappola». Eccome se lo era. Il dottore in questione, Carlo Miglietta, odontoiatra nei panni dell’investigatore e finto complice di Luchetti, poneva quella domanda apposta. Così riconosceva i pazienti disposti a pagare per ottenere il Green pass con una finta vaccinazione. 

 


Uno dei no-vax pentiti, che preferisce restare anonimo in attesa di cristallizzare la sua posizione davanti al giudice, ha accettato di raccontarci in via confidenziale il pasticciaccio del Paolinelli. «Ero venuto a sapere per caso di questa possibilità di vaccinarsi per finta - spiega -. Nel mio ambiente di lavoro conosco delle persone contrarie al vaccino. Pure io ho un po’ di timore, non così tanto, ma mi sono lasciato coinvolgere. Un giorno mi dicono che c’è questa persona, che non conoscevo, disposta a portarmi da un infermiere che poteva rilasciare il Green pass senza vaccinarmi. Mi spiega che l’infermiere voleva 150 euro per una dose. Dico: va bene, proviamoci».

L’amico in comune organizza l’incontro tra lo pseudo-vaccinando e l’intermediario. C’è lo scambio dei soldi, poi viene fissato l’appuntamento, a ridosso del Natale. «Quel giorno mi presento al Paolinelli, l’intermediario viene a prendermi nel parcheggio insieme a un gruppo di altre persone, tutte disposte a fare il vaccino finto - continua il No-vax pentito -. Ci fa mettere in fila tra i non prenotati, poi si avvicina all’addetto all’ingresso, gli dice che siamo con l’infermiere Emanuele ed entriamo». La tensione sale, il battito aumenta. «Faccio l’accettazione, poi vado dal medico che ho scoperto essere il dottor Miglietta. Mi domanda: «Sei con Emanuele?». Io rispondo di sì. Non l’avevo mai visto prima: è stato lui a venirmi a prendere»

. Nella privacy del box l’infermiere infedele prepara la siringa e l’avvicina al paziente fasullo. «Deve avermi visto preoccupato perché, mentre spruzzava il siero su un pezzo di cotone appoggiato al mio braccio, mi ha detto: «Tranquillo, il dottore è con noi». Poi ha gettato via la siringa e mi ha fatto uscire. In quel preciso momento ho avuto la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto e ho capito di aver sbagliato. È stata una sciocchezza, mi sono lasciato coinvolgere. Ora me ne pento». Troppo tardi. 

 

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Corriere Adriatico