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ANCONA - Alcuni arrivavano all’hub del Paolinelli dalla provincia di Macerata, altri dall’Anconetano. Una buona fetta di no vax anche da fuori regione: chi dalla Puglia, chi dall’area del Bolognese, chi da Pescara, chi da Torino. Addirittura, c’erano dei furgoni che si fermavano nel piazzale di via Schiavoni da cui scendevano persone disposte a pagare dai 300 ai 450 euro per non farsi iniettare la dose vaccinale.
Cittadini di mezza età, trentenni, genitori con figli minorenni ed intere famiglie erano intercettate dall’infermiere Emanuele Luchetti, 50enne anconetano alla ricerca di «gente con il soldo».
Nella lista dei 45 indagati per aver, dice la procura, pagato per la falsa inoculazione compaiono poi un personal trainer di Ancona e la sua compagna, una dipendente dell’Autorità portuale (arrivata al Paolinelli con la figlia, anche lei indagata), una barista anconetana e la moglie di un medico. Proprio da quest’ultima finta inoculazione, avvenuta il primo dicembre, si è insospettito il dottore da cui poi è partita la denuncia. Il 6 dicembre le dosi sono state falsamente destinate a padre e due figli (di cui uno minore) provenienti da Civitanova.
Un adolescente è addirittura arrivato con la mamma dalla provincia di Bologna per ottenere il Green Pass: due dosi finte pagate 900 euro. Una (non) vaccinata ha avuto anche problemi con la certificazione verde (Qr prima visibile e poi), risultata non valida dopo un confronto fatto in farmacia. Un “disguido” che l’avrebbe impensierita per il suo lavoro in Authority. La giustificazione di Lucchetti? «L’8 dicembre era festivo, ci saranno stati dei problemi». Quel giorno sarebbero state buttate 14 dosi.
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