Ancona: gli tolgono l’affido, scatta lo stalking. Minacce e anche insulti alle assistenti sociali

Gli tolgono l’affido, scatta lo stalking: minacce e anche insulti alle assistenti sociali
ANCONA  - Gli tolgono il bimbo che gli era stato dato in affido e inizia a perseguitare due assistenti sociali. È questo il quadro accusatorio con cui la procura ha...

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ANCONA  - Gli tolgono il bimbo che gli era stato dato in affido e inizia a perseguitare due assistenti sociali. È questo il quadro accusatorio con cui la procura ha fatto finire a processo un 52enne per stalking e diffamazione a mezzo social. I fatti sarebbero iniziati a partire dall’autunno del 2020, coinvolgendo due assistenti sociali di altrettanti Comuni dell’hinterland anconetano. Le due si sono costituite parte civile, attraverso gli avvocati Maurizio Miranda e Marina Quadrini. La storia è emersa nel corso dell’udienza testimoniale di ieri. 

 


La ricostruzione


Stando a quanto ricostruito, l’uomo - difeso dal legale Antonella Andreoli - avrebbe iniziato a tampinare le assistenti sociali dopo la revoca dell’affidamento di un bambino. Per la procura, la richiesta di spiegazioni e chiarimenti sarebbe sfociata nello stalking e nella ricerca ossessiva di un contatto con le assistenti sociali. Lui, come riporta la pubblica accusa, avrebbe fatto di tutto per incontrarle, iniziando persino con gli appostamenti al supermercato. Non sarebbero mancate le minacce, arrivate sia di persona, che attraverso le utenze dell’ufficio e a quelle private delle due donne. 


Il contenuto di una telefonata, che una delle due vittime aveva messo in vivavoce è emerso ieri in aula, davanti al giudice Corrado Ascoli: «Scatenerò l’inferno, tutto il male che ho subito a causa dei servizi tornerà indietro». E poi ancora, sempre secondo l’accusa, ci sarebbe stato l’invio massivo di messaggi su Whatsapp che prendevano di mira l’operato dei servizi sociali. In più, sarebbero stati lanciati insulti e minacce del tipo: «Lei è un mostro di umanità». All’imputato è contestata anche la diffamazione a mezzo social, perché su Facebook avrebbe messo nel mirino i servizi socali. In un post dove si lamentava della lontananza dal bimbo, aveva scritto che la causa era da ravvisare in «persone mostruose». In un altro aveva fatto una sorta di denuncia pubblica per spiegare la situazione di cui era rimasto vittima, insieme al bimbo che gli era stato dato in affido. 


La difesa


L’imputato non è stato ancora sentito dal giudice. Se lo vorrà, avrà modo di difendersi dalle accuse nel corso delle prossime udienze, dando la sua versione dei fatti. Per la difesa, è il caso di un papà ferito e scottato. Per la procura, l’uomo avrebbe oltrepassato i limiti, perseguitando le due assistenti sociali. La prossima tappa del processo è stata fissata per l’8 maggio.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico