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ANCONA - Baci, abbracci e sorrisi nascosti dietro una barriera di stoffa. Il vero incubo del ritorno a scuola sono state le mascherine. «Portarle per cinque ore di fila è pesantissimo», dice Tommaso, 17 anni, studente del liceo classico Rinaldini. La tiene abbassata sul mento, mentre in via Martiri aspetta il bus per tornare a casa. «Almeno adesso respiro. In aula non ci si sta: un po’ il caldo, un po’ la chirurgica. Perlomeno è stato bello rivedere gli amici: l’anno scorso abbiamo fatto troppa Dad».
L’esame
Lo sa bene chi ha cominciato il quinto anno e dovrà preparare la Maturità. «Gli esami ci preoccupano molto, speriamo di non dover più fare le lezioni a casa, anche se per noi che veniamo da Camerano era tutto più comodo perché ci svegliavamo un’ora dopo», raccontano Alessandra Marsili e Virgilia Recanatini dello scientifico Savoia, insieme alla loro amica Ludovica Sabbatini del quinto Benincasa. «In classe è tutta un’altra cosa - continuano -.
Le regole
L’ingresso a scuola degli studenti è scandito da regole precise. «Uno scanner misura la temperatura - raccontano Giada e Giorgia, quinto anno del Benincasa -, bisogna igienizzarsi le mani, si entra uno alla volta. In classe i banchi sono distanziati di un metro e la ricreazione si fa all’aperto, nei giardinetti». E i prof? «Tutti indossano la mascherina, peccato sia saltata un’ora di lezione perché l’insegnante non aveva il Green pass». Più difficile rispettare le distanze sui bus. «Da Falconara alla stazione la linea B era strapiena e a bordo nessun controllo». L’attenzione, adesso, è tutta sulla curva dei contagi: nessuno si augura di tornare indietro nel tempo, tra restrizioni e Dad. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico