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ANCONA - Residenti e commercianti attendono con ansia il nuovo mercato coperto di piazza d’Armi. Molti ne parlano tra i banchi del mercato. C’è fermento, voglia di vedere come sarà la struttura che potrebbe rilanciare il quartiere più multietnico. Ma ci sono anche molti dubbi. «Ci sarà più qualcuno che verrà a comprare? - si domanda Renzo Muscoloni, residente e storico macellaio in pensione – Se i prezzi continuano ad aumentare, complice anche il caro bollette, le persone saranno sempre più scoraggiate. Ho avuto l’attività per cinquant’anni proprio qui, al mercato, e una volta i clienti venivano volentieri. Ne avevo molti storici che vivevano il quartiere con gioia. Oggi è cambiato tutto, in peggio».
Poche buste
Tra le bancarelle di fiori, tovaglie e biancheria, si vede un via vai di gente che prova, chiede e tratta sul prezzo.
Per il progetto della nuova piazza d’Armi e del mercato coperto c’è un budget di 7,3 milioni di euro. Adesso bisogna posare la prima pietra. «Sono qui dal 2002 – dice Stefano Pelliccia, venditore ambulante – e ho visto tante promesse di nuovi progetti per la piazza. Secondo me per rilanciare la zona servirebbe tenere il mercato ogni giorno, anche il lunedì. Il Piano è vivo e colorato quando ci sono le bancarelle».
Con il nuovo mercato si potrebbe migliorare il rione. Intanto con il decoro, viste le scritte sui muri e le strade e i marciapiedi trappola. Poi la sicurezza. Nell’area dedicata al parcheggio di piazza d’Armi ragazzi di origine africana attendono gli automobilisti, soprattutto anziani, a cui chiedere soldi in cambio di un posto auto garantito. Dopo il tramonto, i residenti raccontano che le strade si svuotano e non resta anima viva. Anche per questo il titolare del Papero Bar, Daniele Donati, in corso Carlo Alberto, ha appeso il cartello “vendesi” all’ingresso.
Sono circa due anni che vuole cedere l’attività ma non è facile trovare un compratore. «Dopo dodici anni – spiega - è diventato difficile ogni giorno fare avanti e indietro da Osimo, dove vivo. Avevo già preso la decisione di lasciare. Ne ho già trovato un altro e ho messo il cartello. Finora sono venute solo persone che cercavano di farmelo svendere. Io non ho fretta e qui non si regala niente. Però ormai questo quartiere è diventato invivibile, non si può più stare. Siamo abbandonati e ormai non c’è più niente da fare. Basta vedere com’è ridotta la strada: le strisce blu non si vedono nemmeno più, tutto il giorno sulle panchine bivaccano i nullafacenti e all’interno del casottino, dove sta il distributore automatico, non so cosa combinano la sera. Niente di buono comunque».
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