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ANCONA - «Ti spezzo le gambe, vai a lavorare». E giù insulti. Lo stalker della porta accanto era arrivato a orinare e defecare sull’uscio della dirimpettaia, che odiava senza un motivo plausibile. Quando la incrociava, le urlava invettive d’ogni tipo. Parolacce, minacce di morte. La seguiva, la pedinava. Non le lasciava scampo.
Rientrare a casa, per lei, una 61enne che vive da sola, era diventato un problema. L’incubo è durato anni. Ma martedì pomeriggio i poliziotti della Squadra Mobile di Ancona, guidati da Carlo Pinto, sono andati a notificare il divieto di avvicinamento firmato dal questore al 50enne di Cupramontana, accusato di stalking nei confronti della vicina. La quale ora spera che la misura cautelare sia sufficiente per placare l’ira dell’uomo.
La paura
La vicenda trae origine da una serie di denunce sporte dalla donna, terrorizzata dall’idea che prima o poi il vicino potesse passare dalle parole ai fatti, dopo le minacce ricevute a voce e via sms. «Ti spezzo le gambe, trovati un lavoro», le scriveva lui, disoccupato.
Per questi fatti rimedierà una denuncia a parte. D’altronde, il 50enne non è nuovo a simili comportamenti: a suo carico ha diverse denunce per reati commessi nei confronti delle forze dell’ordine. Ora la sua posizione si complica, dopo la notifica del divieto di ogni forma di avvicinamento e di contatto con donna che vive nell’appartamento accanto al suo. Dovesse ripetere la sua condotta, potrebbe scattare l’arresto. La vicina ha raccontato che la persecuzione ha avuto un effetto destabilizzante sulla sua serenità e sul suo equilibrio psicologico. Inevitabile, perché il vicino la stalkerava in tutti i modi, quando la incrociava nel palazzo, quand’era in casa e la insultava battendo i pugni sul muro e quando le scriveva messaggi minatori al cellulare. Senza un perché.
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