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ANCONA - Domenica di Pasqua, il capoluogo si è preparato ad accogliere i turisti. Come? facendogli trovare buona parte dei servizi chiusi. È bastato fare un giro per le vie del centro per contare le serrande abbassate. Quasi tutti i bar chiusi, salvo sporadiche eccezioni. Ristoranti, nemmeno a dirlo. I pochi operativi, l’hanno fatto più per spirito di servizio.
La strategia
«Se ci fosse stata una cabina di regia, ovvio che la città si sarebbe animata» commenta Marco Pierpaoli, segretario generale della Confartigianato Ancona, Pesaro e Urbino. «È mancata una programmazione» replica Massimiliano Santini, direttore di Cna Ancona. Le associazioni di categoria sono tutte d’accordo su un punto: non c’è stata una strategia sul piano turistico. «Purtroppo ognuno ha fatto i propri conti - afferma Giancarlo Gioacchini, gallerista e referente locale per la Confesercenti Marche -. Nei festivi i dipendenti costano di più, le spese fisse corrono. E in giro non c’è gente, il problema grosso è questo. Percui i commercianti valutano: se conviene stare aperti bene, altrimenti no».
L’attrattiva
Il refrain è sempre lo stesso: a Pasqua la città si svuota e il flusso è tutto verso il mare.
Le priorità
Fatto sta che domenica scorsa, chi ha deciso di avventurarsi lungo le vie centrali della città, non ha potuto che constatare un’atmosfera a dir poco respingente. «Bisogna darsi delle priorità, degli obiettivi - suggerisce Pierpaoli -. Andrebbe condiviso un piano con le categorie anche per l’organizzazione di iniziative al fine di creare movimento». Ed ecco il nodo principale: la creazione di eventi ad hoc. Tema che ha scatenato il rimpallo delle responsabilità: perché pur portando manifestazioni, c’è chi decide di le rimanere ugualmente chiuso. «Se l’approccio è quello dello scaricabarile non si va da nessuna parte - sottolinea Santini -. Serve un nuovo patto trasversale per la città, che veda pubblico e privato collaborare per un unico obiettivo».
La domanda cruciale è sempre la stessa: Ancona ha o non ha una vocazione turistica? «Ancona ha un grande potenziale, ma serve un cambio culturale che avrà effetti sul lungo periodo» risponde il direttore di Cna Ancona. Una logica di collaborazione per il bene della città che per Gioacchini «deve riguardare anche le associazioni di categoria - dice il gallerista -, dobbiamo darci da fare anche noi associazioni per trovare una formula vincente». Intanto la Pasqua è andata. Chi ha deciso di trascorrerla nel capoluogo sarà rientrato a casa la sera con il ricordo di una città che gode di bellezze paesaggistiche da fare invidia, ma con un’incapacità di essere attrattiva che fa gridare vendetta.
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