Via le restrizioni. I titolari di ristoranti, palestre e parrucchierie in coro: «Torniamo alla vita»

Davide Tucci (Conero Wellness)
ANCONA - Riemergere da un tempo che ha segnato, costretto. Stop allo stato di emergenza da fine marzo, Green pass via a maggio. Sfumano, fino a scomparire, le restrizioni...

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ANCONA - Riemergere da un tempo che ha segnato, costretto. Stop allo stato di emergenza da fine marzo, Green pass via a maggio. Sfumano, fino a scomparire, le restrizioni anti-Covid. Due gli obiettivi, imprescindibili: tornare alle normalità, riaprire l’economia. La road map tracciata dal nuovo decreto del Governo convince, con riserva, Davide Tucci.

Il volto e l’anima della palestra Conero Welness - 3mila metri quadrati all’aperto, 2.500 delimitati da ampie e luminose vetrate e l’alternativa di una grande piscina - saluta il passaggio con un senso di liberazione, stemperato dalla cautela.

 

«A parte i periodi bui delle chiusure, lo ammetto, è stato molto complicato convivere con le limitazioni. Chi viene in palestra cerca di staccare, il dover stare attenti al rispetto delle regole va nella direzione opposta». Prudenza, innanzitutto. «Siamo ancora al 70% delle presenze e del fatturato rispetto al 2019, il periodo pre-Covid. Con le bollette che sono arrivate alle stelle non è facile far quadrare i conti». Vuol pensare positivo. «Bene la fine dell’obbligo della carta verde, tuttavia sarà un traguardo importante solo se sarà confermato anche in autunno e in inverno». Sono i dettagli a fare la differenza: «Per noi l’estate non è mai stata una stagione di punta. Comunque - ribadisce - ben venga questo primo passo, deciso, verso il ritorno alla consuetudine. È evidente che in questo momento la decisione è stata tarata sulla ripresa del turismo. Staremo a vedere». Non si sbilancia. 


I tempi 
Dissente sui tempi, Simone Boari. Più fermezza che dolcezza, il titolare della Cremeria Rosa non fa sconti. «Siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi. Di recente sono stato in Svizzera dove l’obbligo della carta verde era già stato revocato da mesi. Comunque, ben venga la decisione e mi auguro soprattutto che non si torni più indietro. Non possiamo più permettercelo». Il presente inchioda, di nuovo. «Ora c’è la guerra che incombe e questa situazione è ben più grave del Green pass. Aumenta tutto: le bollette, la benzina, le materie prime. L’economia è depressa. Manca la liquidità, la gente con i timori che genera un conflitto armato, geograficamente vicinissimo, non pensa certo ad andare al ristorante. E da parte nostra, nonostante la perdita di clientela e le spese che crescono, non possiamo permetterci di far lievitare i prezzi». Lo ripete, come fosse un’ossessione: «Manca la liquidità». La sua incitazione: «Questa situazione va risolta, velocemente». Rispolvera la teoria dei piccoli passi: «Iniziamo dal Green pass: togliamolo subito e non torniamo più indietro».


I disagi 


Uno scatto in avanti, meglio dire una speranza. Per Paola Pergolini, storica parrucchiera del viale della Vittoria, andare oltre il Green pass è più simbolo che altro. «A me personalmente non ha mai creato disagi: le mie clienti sono tutte vaccinate. Ma abolirne l’obbligo è un segno che stiamo andando oltre la pandemia». Dal fronte fashion del suo Fantasia Donna ammette che non è ancora un filare via su una autostrada. «Si spende di meno, chi veniva da me tutte le settimane ha diradato gli appuntamenti. C’è meno voglia di uscire, di andare a teatro, al cinema». Ai segni lasciati sulla pelle dalla pandemia si aggiungono quelli, altrettanto profondi, incisi dalle armi che tuonano. Vicino. «I timori che genera un conflitto e i prezzi che le speculazioni fanno andare alle stelle conducono a un solo punto: dalla depressione non si esce». Sì, meglio dire una speranza.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico