Maxi giro di spaccio di cocaina ed estorsioni ad Ancona: clan di rom verso il processo

Maxi giro di spaccio di cocaina ed estorsioni: clan di rom verso il processo
ANCONA -  Nel settembre del 2018, quando l’operazione era entrata nel vivo, erano stati messi in campo più di 60 poliziotti per sferrare una colpo micidiale al...

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ANCONA -  Nel settembre del 2018, quando l’operazione era entrata nel vivo, erano stati messi in campo più di 60 poliziotti per sferrare una colpo micidiale al traffico di cocaina che interessava Ancona, Falconara e il suo hinterland. Il bilancio: sei arresti, una raffica di indagati e un ristorante, il Mare e Monti di Rocca Priora, finito sotto sequestro perché considerato dalla procura il quartier generale dell’attività di spaccio. A quasi cinque anni dalla mega operazione della Squadra Mobile, coordinata del pm Rosario Lioniello, sono in 16 a rischiare di finire a processo. 

 

In aula


L’udienza preliminare si è aperta ieri davanti al gup Francesca De Palma. Le parti erano pronte a discutere, opponendosi alla richiesta di rinvio a giudizio della pubblica accusa, ma il procedimento è stato rinviato a causa di un legittimo impedimento avanzato da un’indagata. Se ne riparlerà il 13 aprile. In due, che hanno posizioni marginali, avevano l’intenzione di procedere con il rito abbreviato.

Le posizioni degli indagati sono molto diversificate. A nove di loro la procura contesta l’associazione ai fini di spaccio, cocaina in particolare. Si tratta di un gruppo composto quasi interamente da persone (ad accezione di due albanesi) composto da sette donne e un uomo di origine rom, imparentati tra loro. Proprio una donna figurava come la titolare del ristorante sequestrato all’epoca dalla polizia e considerato la base logistica del clan. 


Stando alle contestazioni, la gang si occupava dell’approvvigionamento di cocaina e dello smistamento nelle mani dei pusher al dettaglio. In un caso la cocaina era stata anche ceduta, per la procura, a un ragazzo minorenne. Quattro indagati del gruppo principale devono rispondere anche di estorsione ai danni di un acquirente di 40 anni. L’uomo aveva maturato un debito che si aggirava sui 2mila/2.500 euro, al fronte del quale aveva dato in pegno la sua Alfa Mito. Per riaverla, avrebbe dovuto sganciare 3.200 euro. Anche il 40enne è finito nella lista degli indagati presente nel capo d’imputazione, perché secondo l’accusa si sarebbe occupato dello spaccio di polvere bianca. 


Le cessioni


Altre sei persone che stanno affrontando l’udienza preliminare come il 40enne devono rispondere delle singole cessioni di droga, molte delle quali contestate dalla procura sulla scorta delle intercettazioni operate dalla Squadra Mobile a partire dal 2017. Le difese contestano proprio questo: la droga “parlata” ma non sequestrata. Stando a quanto emerso, gli ordinativi di droga venivano fatti usando termini in codice: le dosi di cocaina venivano chiamate a volte “pizze”, altre “bambini”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico