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ANCONA - Attimi di tensione al porto di Ancona, dove è andata in scena una manifestazione pro-aborto organizzata da “Non una di meno”, movimento femminista nazionale (almeno 2mila le persone presenti). Un gruppo di attivisti pro-vita ha tentato di inserirsi nella manifestazione con un piccolo stand, arricchito da cartelli con slogan e perfino un bambolotto. La loro presenza non era però autorizzata e le forze dell’ordine sono state costrette ad allontanarli mentre gli oltre duemila partecipanti al corteo inveivano su di loro con cori e insulti.
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Il corteo, partito dalla Fiera della Pesca, si è poi spostato in centro, prima sfilando sotto il palazzo della Assemblea della Regione Marche, poi in piazza Cavour. Almeno 500 metri di striscioni, cartelli e persone - con a capo un furgone dal quale viene diffusa musica disco - ha invaso la parallela di Corso Garibaldi. Decine gli agenti - tra polizia e carabinieri- schierati in campo ed in assetto antisommossa. Presenti anche bandiere del Movimento Antifascista” e drag queen.
Animi tesi
«I volontari del Centro di Aiuto alla Vita costretti ad allontanarsi dal Porto di Ancona sotto scorta della polizia a causa delle minacce di violenza da parte dei manifestanti di Non Una Di Meno» è il comunicato dei volontari inoltrato in serata.
«Avevamo comunicato ben due settimane fa la nostra presenza in forma palese sia alla Questura che alla Organizzazione del corteo transfemminista - hanno spiegato -. Volevamo rispondere alle irruzioni moleste che avevamo subito a Macerata il 21 aprile e a Loreto il 22 aprile, con la nostra forma di dialogo rispettoso, non intrufolandosi come per violentare lo spazio di qualcuno ma chiedendo la possibilità di avere uno spazio di testimonianza. Nel capoluogo delle Marche, alcune centinaia di persone provenienti da tutta Italia hanno voluto rivendicare a modo loro il diritto all'aborto, diritto peraltro inestistente in senso giuridico in Italia ma largamente esercitato in pratica grazie a medici che si prestano a certificare fondamentalmente la più grossa falsità, che la gravidanza o la maternità costituisca una malattia da "curare" uccidendo il piccolo nel grembo della donna.
I volontari del CAV che da anni aiutano concretamente le mamme hanno sentito l'imperativo di coscienza ad essere presenti semplicemente per ricordare a tutti e a tutte che il bambino non ancora nato è il più povero dei poveri e come tale va difeso e sempre accolto, perché non è un problema da eliminare, ma un figlio da amare.
Purtroppo non appena abbiamo iniziato a sistemare le nostre cose, proprio dinanzi allo striscione preparato per attenderci con la scritta "Voi ProVita etc." i manifestanti di Non Una Di Meno hanno preso ad accerchiarci raccogliendo da terra barre di legno abbandonate lungo la banchina».
Il discorso di Madre Teresa di Calcutta
«Semplicemente avremmo voluto leggere il discorso al Premio Nobel per la pace di Madre Teresa di Calcutta - hanno rimarcato - celeberrimo discorso in cui Madre Teresa ricordò al mondo intero che il più grande distruttore della pace è l'aborto volontario, perché è l'uccisione diretta di un bambino, perché se una madre può uccidere il suo stesso figlio allora nulla impedisce a te di uccidere me e a me di uccidere te.
Corriere Adriatico