Ancona, l'ultimo messaggio di Flavio "Stanco di vivere", poi l'iniezione fatale

Flavio Consolazio, l'infermiere morto. Aveva 46 anni
ANCONA - “Sono stanco di vivere. Stai vicina a Jacopo. Ciao”. Sono le ultime parole di Flavio Consolazio, vergate su un foglio di carta ritrovato accanto al suo corpo senza...

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ANCONA - “Sono stanco di vivere. Stai vicina a Jacopo. Ciao”. Sono le ultime parole di Flavio Consolazio, vergate su un foglio di carta ritrovato accanto al suo corpo senza vita.


Un messaggio destinato all’ex moglie, a cui aveva anche inviato degli sms al cellulare prima di iniettarsi un cocktail letale di farmaci e lasciarsi morire. Secondo la ricostruzione della polizia, è stata proprio la donna a lanciare l’allarme, preoccupata per le sorti dell’ex compagno. Ma quando i soccorritori sono arrivati, era ormai troppo tardi. Hanno tentato invano di rianimare l’infermiere di 46 anni che lascia un figlio di 19, Jacopo, studente e calciatore, prima nelle giovanili dell’Ancona, poi nella Biagio Nazzaro. Un altro dramma avvenuto nell’ospedale di Torrette due sere fa. Il secondo nel giro di 5 giorni, dopo che sabato scorso a togliersi la vita con un sacchetto di plastica era stato un 74enne, ex dipendente dei cantieri navali, malato di amianto e allo stato terminale.



Consolazio era un infermiere professionista molto stimato. Originario di San Severo (Foggia) ma dipendente dell’azienda Ospedali Riuniti Ancona sin dal 1989, lavorava nel reparto di Odontostomatologia chirurgica da una decina di anni, dopo aver già fatto esperienza in sala operatoria e in rianimazione. Amava lo sport, era istruttore di fitness alla Eschilo Conero Wellness, partecipava anche a gare di body building. Un fisico scultoreo, una scorza dura al cui interno, però, si nascondeva un animo fragilissimo. Da tempo confidava ad amici e colleghi di non sentirsi adeguato per questo mondo. Indubbiamente ha inciso la fine del matrimonio, anche se l’ex moglie e i familiari gli sono rimasti vicini fino all’ultimo. Ma quello di Flavio era un disagio più generale. Un mal di vivere che mercoledì sera, poco dopo le 20, lo ha spinto a tornare a Torrette e chiedere in portineria le chiavi di tutte le stanze del reparto di Odontostomatologia, con la scusa di essersi dimenticato qualcosa. “Aveva terminato di lavorare alle 14 - racconta il dottor Vittorio Zavaglia, direttore del reparto -. In mattinata ha svolto il lavoro con la solita efficacia e concentrazione, anche se mi era sembrato un po’ triste e pensieroso, più del solito. Ma era stata una mattinata intensa e proficua come tante altre”.



E invece Flavio era precipitato nel punto più oscuro del suo tunnel di disperazione. Aveva progettato tutto. E’ tornato a Torrette, ha afferrato le chiavi e ha chiuso tutte le porte del suo reparto. Quindi si è blindato all’interno di un laboratorio, ha fatto alcune telefonate per salutare i fratelli, ha scritto un biglietto per la moglie dopo averle mandato alcuni sms per annunciare il tragico gesto. Ha riempito delle flebo con dell’anestetico che si è iniettato in vena, seguito dal curaro, un potente miorilassante usato in chirurgia. Un potente veleno, se assunto in quantità eccessiva. In pochi minuti il cuore di Flavio ha cessato di battere.



Per i soccorritori, sollecitati dalla ex moglie e da un’infermiera che in portineria non trovava più le chiavi, è stato difficile capire in quale stanza si fosse chiuso l’infermiere. E quando l’hanno trovato, hanno tentato inutilmente di rianimarlo.



“Siamo tutti sconvolti e provati da questa tragedia - sospira il dottor Zavaglia -. Per me Flavio non era soltanto un validissimo collaboratore, serio e affidabile, ma anche un amico personale. Sapevo del suo malessere, a volte si è confidato con me. Ultimamente l’ho visto triste e pensieroso, ma mai avrei pensato a un gesto simile. Anche perché sul lavoro era sempre impeccabile: sapeva trattare benissimo bambini e anziani, qui era amico di tutti. E cercavamo di stargli vicino, sapendo che non viveva un bel momento. Tutti, compresa l’ex compagna e i familiari. E’ stata una notizia terribile per chi stimava un uomo così forte, bravo e sensibile”.



I funerali si terranno domani mattina alle 9 nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in via Russi, nel quartiere di Brecce Bianche, dove Flavio Consolazio viveva prima della separazione dalla moglie, anche lei infermiera di Torrette. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico