ANCONA - Erano accusati di aver creato un sodalizio criminale per invadere il mercato della droga anconetano di polvere bianca. Secondo quanto emerso all’epoca delle...
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Una volta trasferiti i carichi ad Ancona, si poteva dare il via allo spaccio al dettaglio tramite piccoli pusher locali, incaricati di vendere gli stupefacenti a una fitta rete di clienti. Per quasi un anno avrebbero monopolizzato il commercio, poi era arrivato il blitz della Squadra Mobile attraverso perquisizioni domiciliari in tutta la città e uno spiegamento di forze che aveva toccato le cento unità. Due albanesi erano finiti inizialmente in arresto, essendo considerati i registi della banda, quelli che – secondo la procura – impartivano le direttive al resto del gruppo. Pochi giorni dopo, erano capitolati altri due connazionali della coppia ammanettata dagli agenti della Questura.
Alla fine, il pm Rosario Lioniello aveva preparato un capo di imputazione con 16 persone, accusate di detenzione ai fini di spaccio e associazione finalizzata allo spaccio. Cinque hanno affrontato il processo con riti alternativi. In undici sono finiti davanti al collegio penale. Mercoledì, la condanna è arrivata per tre imputati. Due sono stati assolti, le posizioni degli altri sei (che condividevano singoli episodi di smercio di cocaina) sono cadute in prescrizione, dato che i fatti abbracciavano un arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2010. Si è chiusa in questa maniera la maxi inchiesta che aveva portato la procura anconetana a indagare nei meandri dei traffici di droga su base nazionale gestiti da cittadini albanesi. L’operazione “Divjake”, città di provenienza di alcuni rappresentanti del Paese delle Aquile, aveva consentito di smascherare la rete che il gruppo aveva costruito ad Ancona. I tre per cui è arrivata la sentenza di condanna hanno subito pene pesanti: 7 anni a un 28enne e a un 38enne, entrambi albanesi, e 6 anni e 8 mesi a un loro connazionale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico