Lo stipendio raddoppia, ma il sindaco Mancinelli non rinuncia: «Prendo meno di un preside, quei soldi non tornerebbero alla città»

Il sindaco Valeria Mancinelli
ANCONA - «Non rinunceremo all’aumento degli stipendi». Più chiara di così, la sindaca non poteva essere. D’altronde, l’incremento delle...

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ANCONA - «Non rinunceremo all’aumento degli stipendi». Più chiara di così, la sindaca non poteva essere. D’altronde, l’incremento delle indennità per i primi cittadini, i loro vice, gli assessori e i presidenti dei consigli comunali è coperto da fondi statali. «Se rinunciassimo, il beneficio economico non ricadrebbe sul Comune di Ancona, ma tornerebbe allo Stato», ha spiegato Valeria Mancinelli.

 

Una considerazione che ha suscitato lo sdegno delle opposizioni, nel Consiglio di ieri. «Queste affermazioni dimostrato il suo scarso senso delle istituzioni: sarebbero comunque soldi risparmiati dagli italiani», ha sbottato Daniele Berardinelli (Fi) promotore dell’interrogazione in cui si chiedeva al sindaco se fosse intenzione dell’Amministrazione rifiutare l’aumento degli stipendi previsto dalla recente Finanziaria. 


Una scelta etica rigettata. «No, non rinunceremo a costi coperti da fondi statali che non potremmo comunque utilizzare nel bilancio del Comune di Ancona - la replica della Mancinelli -. Ciò a cui rinunceremo è l’accelerazione dell’adeguamento delle indennità». L’ultima legge di bilancio, infatti, prevede che dal 2024 l’indennità di funzione dei sindaci sarà parametrata al trattamento economico complessivo dei presidenti delle Regioni, nella percentuale dell’80% per quanto riguarda i primi cittadini dei capoluoghi di regione.

Tuttavia, l’indennità crescerà in modo graduale, dal 45% nel 2022 al 68% nel 2023, per entrare a regime nel 2024 quando il sindaco di Ancona arriverà a guadagnare circa 10mila euro lordi al mese rispetto ai 5.970 attuali. 


«L’adeguamento è la risposta a una richiesta portata avanti dall’Anci molti anni fa per difendere l’indennità degli amministratori, del tutto misera rispetto alle loro responsabilità» ha aggiunto la Mancinelli. Che, per rendere meglio il concetto, ha portato esempi pratici. 


«Anche alla luce di questo adeguamento, il costo per la collettività del sindaco di un capoluogo di regione è inferiore rispetto a un preside di scuola media, è pari al doppio di un operaio di quinto livello dei metalmeccanici, inferiore al costo di un medico ospedaliero, la metà di quello del rettore dell’Università, il 30-40% in più del costo di un operaio di AnconAmbiente e infinitamente inferiore al costo di un consigliere regionale o di un parlamentare. Il tema non è l’adeguamento dello stipendio, ma l’adeguatezza e la produttività di un sindaco». Duro l’attacco di Berardinelli: «Avete la faccia tosta di raddoppiarvi lo stipendio in un momento in cui agli italiani viene chiesto di spegnere i termosifoni: ripensateci prima che gli incrementi vengano approvati dalla giunta». 

 

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Corriere Adriatico